2014-04-14 12:18:00

Assisi: tremila studenti "Sui passi di Francesco"


Dialogo, pace, fraternità. Questi i temi dell’evento “Sui passi di Francesco” che si sta svolgendo ad Assisi. Due giorni di dialogo e confronto sui valori della pace e della fraternità, con 3000 ragazzi provenienti da tutta Italia. Qual è il messaggio che si vuole trasmettere ai giovani con quest’iniziativa? Alessia Carlozzo lo ha chiesto a padre Egidio Canil del Sacro Convento di Assisi:

R. – L’obiettivo è proprio inculcare nelle nuove generazioni, partendo specialmente dalla scuola - luogo privilegiato di formazione dei nuovi cittadini - questi valori, questi principi che sono fondanti di ogni umana società. Bisogna, dunque, aiutare questi ragazzi a imparare a dialogare, a stare insieme, rispettando la diversità altrui, convivendo con persone che hanno magari idee diverse o hanno religioni diverse o hanno anche formazioni e cammini culturali diversi. Se non s’impara a dialogare, se non s’impara a vivere il dialogo, ad ascoltare anche queste diversità, è difficile poi ipotizzare una vita di fraternità, quel valore che Francesco d’Assisi da otto secoli ha portato nel mondo. Vorremmo quindi trasmettere alle nuove generazioni, che guideranno poi questo nuovo millennio che è iniziato, a vivere da fratelli con persone diverse. Se non c’è dialogo e se non c’è fraternità è difficile vivere in pace. Sono questi due binari maestri per arrivare alla pace, per arrivare a costruire relazioni, rapporti e un mondo di pace. 

D. – Data l’attuale crisi in cui riversa la generazione più giovane del Paese, cosa può dire Francesco oggi ad un ragazzo?

R. – Francesco non fa discorsi: Francesco presenta se stesso, si avvicina a questi giovani, dice loro con la sua vita, con la sua testimonianza, che è bello andare per il mondo a incontrare le persone, a dialogare con le persone. Secondo, dice che è bello vivere in un mondo dove ci sono fratelli e sorelle e tutti siamo membri alla pari di una stessa società. Francesco farebbe questo discorso, non farebbe discorsi teorici astratti, ma presenterebbe il carisma che lui ha avuto da Dio e che ha innestato nella Chiesa prima e poi nella società.

D. – L’evento vuole essere un laboratorio di futuro per vincere la crisi più grande. Quali possono essere in proposito alcune soluzioni da adottare?

R. – Fare in modo che le nuove generazioni riconoscano l’altro, che escano da se stesse per andare incontro all’altro, perché se non si fa questo passo, di andare incontro all’altro, è difficile poi tessere rapporti, relazioni e dialogare. L’altro, naturalmente, non sono io, è diverso da me e viene da altre esperienze, ha altre idee. Dialogo vuol dire rendersi disponibili per ascoltare, ascoltare per arricchirsi e, quindi, insieme poi camminare. La società ha bisogno di uomini che siano capaci di fare questo cammino, non da soli, non in rivalità, non in diffidenza nei confronti degli altri, ma sempre aperti, sempre in disponibilità piena.

(Tratto dall'archivio di radiovaticana.va)








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