2014-05-02 12:44:00

Vaticano. Workshop sullo sviluppo sostenibile


Ha preso il via presso la “Casina Pio IV”, in Vaticano, il workshop promosso dalla Pontificia Accademia per le Scienze e dalla Pontificia Accademia per le Scienze sociali sul tema “Umanità sostenibile. Natura sostenibile. La nostra responsabilità”. Un confronto aperto tra scienziati, docenti universitari ed economisti che si concluderà martedì prossimo. Ce ne parla Benedetta Capelli:

Alimentazione, salute ed energia: sono le tre linee guida sulle quali si snoderanno gli interventi dei partecipanti al workshop che stamani si è aperto con il saluto del cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, presidente di Caritas Internationalis. L’intento del confronto è di indicare vari percorsi tenendo presente i bisogni dell’uomo e i cambiamenti della natura. Dunque, un momento di riflessione che parte dal fallimento del vertice Rio+20 riguardo la conservazione della biodiversità, “non c’è stato infatti – ribadiscono gli organizzatori del workshop – uno sforzo collettivo tra scienziati naturali e sociali”.

Sul tavolo di discussione, quindi, il cambiamento climatico, la questione energetica, la sicurezza alimentare, il problema dell’acqua ma non solo. “Non esistono singoli problemi ambientali – sottolineano gli esperti – ma una vasta serie di problemi interconnessi che si stanno presentando oggi, mentre altri sono potenziali rischi per il futuro”. Si punta allora a un approccio globale dal quale non si può escludere “il capitale naturale”: troppo spesso invece la natura viene vista come “un contesto dal quale servizi e risorse possono essere tratti in isolamento”. Pertanto, si ribadisce la necessità di “reindirizzare il proprio rapporto con la natura in modo da promuovere un modello di sviluppo economico e sociale”. 

Diversi gli interventi di stamani, nel suo discorso il presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, il prof Werner Arber, ha spiegato l’importanza di un uso sostenibile delle risorse naturali nel pieno rispetto della natura. Un particolare accento è stato posto sulla responsabilità di assicurare anche in futuro uno sviluppo sostenibile. Analizzando poi l’evoluzione terrestre e l’evoluzione biologica, il prof. Arber ha ricordato che “è un buon principio generale rispettare le leggi della natura per la sostenibilità dello sviluppo” e che “la nostra civiltà dovrebbe evitare di disturbare il processo naturale e l’evoluzione lenta ma costante di forme di vita e di potenziali habitat”. L’invito in conclusione è di informare a più livelli la comunità sui rischi di comportamenti non idonei al rispetto del processo naturale. 

Articolato l’intervento del prof. Partha Dasgupta, docente di economia all’università di Cambridge, che ha preso in esame le conseguenze delle azioni umane sulla natura. “Siamo incoraggiati a pensare – ha detto il professore – che consumare corrisponda a contribuire al bene sociale”. In realtà, “quando in un villaggio gli abitanti raccolgono legna da ardere a un ritmo insostenibile, si è dinanzi al fallimento della comunità”, incapace così di pensare a uno sviluppo sostenibile, “non al fallimento del mercato”.  Nel caso dei cambiamenti climatici – ha aggiunto – bisognerebbe incolpare le nazioni che non negoziano una “politica climatica”. Infine, ha preso in esame il prof. Dasgupta, elementi per analizzare la sostenibilità: il consumo, l’uso dell’ambiente naturale, la riproduzione e la tecnologia. Elementi che possono rappresentare un ostacolo se non verranno ripensati alla luce di un nuovo sviluppo sostenibile.








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