2014-05-05 15:26:00

Calcio, Coppa Italia. L'Italia tratta con il criminale di turno davanti alle Istituzioni


Non Solo Sport: notte stabile per il giovane tifoso napoletano Ciro Esposito, ricoverato al policlinico Gemelli di Roma, dopo gli scontri  avvenuti in occasione della finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli, sabato scorso, nei pressi dello stadio Olimpico a Roma.  Le condizioni del giovane restano tuttavia critiche. Per la sparatoria è stato arrestato dalla polizia un ultrà della Roma. "Credo che ci siano alcuni elementi che vanno a comporre una miscela esplosiva. Un primo elemento, afferma don Tonino Palmese, Vicario Episcopale della Diocesi di Napoli, è quello della disattenzione verso gli stessi spettatori".
"Sarebbe stato opportuno annunciare a voce alta, mettendoci la faccia dell’istituzione di turno, che cosa era accaduto veramente, e cioè non uno scontro tra tifoserie, ma uno scontro tra criminali, probabilmente, o uno scontro tra qualche criminale e un tifoso". "Secondo: quale Coppa Italia? Di quale Italia parliamo? Di fronte ad un’Italia che tratta con il criminale di turno, alla presenza del presidente della Camera e del Senato, del governo, penso sia meglio parlare di un’altra Repubblica". C’è stata la paura di annullare la partita?" "Credo che qualunque soluzione sia stata condizionata fortemente da questi elementi. Io insegno pedagogia e quando mi confronto con il capitolo del gioco, certamente non ritengo di inserire l’attuale calcio italiano, l’attuale calcio che si vive nel mondo, che ha poco a che vedere con il gioco. Si parla di un’altra cosa: di un’industria, di un business. E come in tutte le industrie e in tutti i business la criminalità organizzata, e non mi riferisco solo a Napoli, ma a tutto il mondo, può metterci la mano, facendo il suo business". Per Don Palmese, la crisi, che è sotto i nostri occhi, sta "anche nella sproporzione che c’è tra quello che dovrebbe accadere nello stadio con quegli 11 giovanotti, che sono sostenuti, accompagnati e pagati in maniera veramente sproporzionata, e la meritocrazia". "Non vorrei fare la solita polemica, ma è chiaro che quello che accade fuori sia lo specchio di quello che è dentro. Io credo che sia anche questa un’esasperazione. Applaudire chi guadagna senza faticare, mi sembra veramente una grande contraddizione. Mi scuso con tutti i tifosi, che ascolteranno con disagio queste parole". Infine la trattativa tra Stato e ultras. "Sono molto arrabbiato", dice alla Radio Vaticana. "Non riesco a capire perché si continui a dire che non c’è stata trattativa. Quando un giocatore va a parlare con un noto criminale, cosa significa? Dialogo interconfessionale o trattare qualcosa? E allora non la vogliamo chiamare trattativa? Hanno trattato la partita! Forse in italiano è la stessa cosa". "Che tristezza pensare che ci sia un Papa che esalta l’importanza del gioco e poi ci sia una disattenzione verso le tante persone che vanno lì per divertirsi e trascorrere una bella serata. E’ l’ennesima dimostrazione che questi criminali non hanno nulla a che vedere né con la civiltà né con la fede. Magari si mettono anche la coroncina al collo! Ne ho visti tanti nella mia vita. Penso a quei boss che sono pieni di Madonne nei loro covi". (a cura di Luca Collodi) 







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