2014-05-17 06:30:00

Beatificazione di mons. Durcovici, martire sotto il regime comunista rumeno


La Chiesa oggi ha un nuovo Beato: si tratta di mons. Anton Durcovici vescovo ucciso in odio alla fede nel 1951 durante il regime comunista rumeno, dopo aver subito indicibili sofferenze  e torture. A rappresentare il Papa, alla cerimonia di beatificazione a Iasi in Romania il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Il servizio di Cecilia Seppia:

Uomo mite, colto, pacifico, pieno di fede, misericordioso verso tutti, mons. Durcovici amava in modo particolare i poveri, per loro ha speso gran parte della sua vita caratterizzata da un forte impegno apostolico anche verso gli scienziati atei, gli studenti laici, i lontani da Dio. Nato il 17 maggio 1888 ad Altenburg, iniziò i suoi studi a Bucarest per poi finirli a Roma dove si laureò in filosofia e poi in teologia al Pontificio Ateneo di Propaganda Fide, fu ordinato sacerdote nel 1910. Il card. Amato, prefetto della Congregazione della Cause dei Santi:

“Alcuni testimoni raccontano che in quel tempo a Iasi c'era molta povertà. Mons. Durcovici dispose allora che nella scuola cattolica Notre Dame de Sion si aprisse una mensa per i poveri della città. Il nostro Beato non aveva nemici, non era implicato in politica, per lui tutti erano suoi fratelli. E la sua parola era essenzialmente evangelica. I testimoni affermano che parlava e viveva in persona Christi. Egli ricordava bene la parola di Gesù: «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi»”

Durante la Prima Guerra Mondiale, a causa della sua provenienza austriaca fu internato in un lager della Moldavia. Una volta uscito svolse diversi prestigiosi incarichi finchè  il 30 ottobre 1947 a 59 anni, fu nominato da Papa Pio XI, vescovo di Iasi. Subito dopo, erano gli anni della dura persecuzione anticristiana rumena, cominciò il lungo periodo del suo martirio: le minacce, gli agguati e con la polizia segreta rumena che lo seguiva ovunque per accumulare capi di accusa per incriminarlo. Ancora il cardinale Angelo Amato:

"Era il 26 giugno 1949 e quel giorno avrebbe dovuto conferire il sacramento della cresima a 650 giovani in una parrocchia alla periferia di Bucarest. Mentre si recava a piedi alla parrocchia, una macchina della Securitate gli si affiancò e alcuni agenti lo costrinsero a salire. Monsignor Durcovici scomparve così inghiottito per sempre nelle famigerate prigioni comuniste, dove fu interrogato e torturato per settimane, di giorno e di notte ininterrottamente. Il trattamento spietato, la mancanza di acqua e di cibo lo ridussero a uno scheletro".

Cosa ci insegna oggi questo vescovo martire, quale il messaggio di questo beato che ha convertito molte persone con il suo esempio?

"Ci insegna ad essere forti e coraggiosi nelle prove. Per lui furono di sostegno le parole dell'apostolo Paolo, anche lui prigioniero e martire di Cristo: «Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ammirando questo Vescovo eccezionale, Papa Francesco nella sua Lettera Apostolica lo chiama, «pastore zelante, apostolo dell'adorazione eucaristica e testimone eroico della comunione con la sede di Pietro»".

Di lui non c’è più niente, il regime comunista rumeno di allora, come per tanti altri martiri della Chiesa, ha voluto cancellare ogni memoria del vescovo di Iasi, ma la sua vita e il suo martirio vengono vissuti in modo molto forte in Romania e non solo. Il cardinale Amato:

“La sua fama di santità e di martirio è sempre stata viva in Romania e altrove. I suoi studenti in seminario, i sacerdoti dell'arcidiocesi di Bucarest e della diocesi di Iasi, i fedeli convertiti e guidati da lui, i suoi penitenti sono concordi nell'affermare di essere stati edificati dal suo esempio e di essere stati spinti dalla saggezza della sua direzione spirituale a camminare sulla via della perfezione evangelica”.

 

 








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