2014-05-18 12:27:00

Da Focsiv, nuova campagna contro la fame nel mondo


È in corso la raccolta fondi “Abbiamo riso per una cosa seria”, organizzata da Focsiv- Volontari nel mondo per combattere la povertà e la fame e garantire il diritto al cibo a migliaia di famiglie. Nelle principali piazze d’Italia è possibile acquistare il “riso della solidarietà”, del commercio equo e solidale, il cui ricavato finanzierà ventinove progetti di Focsiv. Alessia Carlozzo ha intervistato Gianfranco Cattai, presidente di Focsiv:

 

R. – Sono 29, tra i 70 organismi della Federazione che in circa 80 piazze d’Italia, con quasi tremila volontari mobilitati, fanno una raccolta fondi, ma soprattutto dicono a quelli che accettano di comprare un chilo di riso che effettivamente la vergogna della fame si può combattere.

 

D. – Perché è stato scelto proprio il riso come simbolo di questa iniziativa?

 

R. – Il riso, intanto, è per i continenti in cui lavoriamo un materiale base dell’alimentazione. Il nostro è un riso del Sud Est asiatico, ma potrebbe essere tranquillamente anche selezionato un riso prodotto, per esempio, in Madagascar o in generale in Africa. E’ un prodotto naturale, che normalmente è alla base della sopravvivenza, dell’auto-alimentazione da parte delle famiglie.

 

D. – Con l’acquisto del riso del commercio equo e solidale, Focsiv sostiene e finanzia inoltre la cooperativa di agricoltori thailandesi Tofta. In che modo?

 

R. – Un primo aiuto che si dà è proprio l’acquisto: grazie alla campagna, che noi ormai facciamo da alcuni anni, la cooperativa che produce, in funzione anche del nostro acquisto, in qualche modo è una garanzia commerciale. Secondo, evidentemente noi diamo una mano alla cooperativa, ai produttori locali, in modo diretto e indiretto, per migliorare le loro capacità produttive ed organizzative. E quindi le tre cose insieme: commercio, formazione e organizzazione.

 

D. – Quali sono i principali progetti legati al diritto al cibo, di cui Focsiv è promotore?

 

R. – Crediamo molto – l’abbiamo detto anche al Parlamento europeo, proprio nelle settimane scorse, alla Commissione Agricoltura del Parlamento – e siamo convinti che il modello di produzione familiare, quello che tra l’altro oggi permette al 70 per cento della popolazione a livello mondiale di pensare alla propria auto-alimentazione, sia quello su cui puntare. E’ un sistema che sicuramente va potenziato, creando reti di contadini locali – ripeto: in Africa, in America Latina o in Asia – ed è proprio su questo che i nostri organismi lavorano: nel dare una mano al sistema produttivo contadino familiare, per poter contare di più su se stesso e combattere in questo modo le speculazioni finanziarie attorno al cibo.








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