2014-05-27 14:09:00

Padre Neuhaus: tre immagini per descrivere il viaggio in Terra Santa


Immagini che difficilmente saranno dimenticate, tra le quali la sosta del Papa al muro di separazione, il suo abbraccio con Bartolomeo I, l’intesa stabilita con i leader di Palestina e Israele sulla pace. Un bilancio a caldo della visita di Papa Francesco in Terra Santa lo traccia, al microfono dell’inviato Roberto Piermarini, il responsabile della comunicazione sociale del viaggio, padre David Neuhaus:

R. - Tre immagini fortissime. La prima è quella del Papa al Muro di Betlemme, dove ha toccato il dolore del popolo palestinese … E non soltanto lì; poi il gesto imprevisto … lui che si mette a pregare accanto a questo muro, questa ferita sulla nostra terra … É un’immagine fortissima, tocca il dolore del popolo palestinese. La seconda immagine è quella del Papa con il Patriarca. Questo incontro era previsto, ma quando è accaduto è stato un momento fortissimo, un momento di speranza enorme per questa ferita sul volto della Chiesa, questa divisione non soltanto con i nostri fratelli e sorelle ortodossi, ma con tutti gli altri cristiani noi siamo sul cammino della guarigione.

D. - Si può quindi realizzare il sogno dell’unità?

R. - Noi dobbiamo crederci. Questi due uomini ci hanno dato la prova che loro credono. L’intero incontro è stato magnifico, specialmente l’immagine dei due uomini che pregano insieme davanti alla tomba. La terza immagine è quella del Papa allo Yad Vashem; anche questa fortissima. Questo grido, perché non si è trattato di un discorso, ma un grido poetico: “Dove sei uomo? Dove sei Adamo?”. Il ricordo di questa immagine è fortissimo! In quel momento lui ha toccato il dolore del popolo ebraico e una ferita sulla faccia dell’umanità. Sono queste le tre immagini che secondo me sono fortissime. Noi adesso rivedremo tutto il viaggio per capire più profondamente il messaggio e i gesti nella continuità di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI: siamo veramente felici che questi quattro viaggi ci mettono sul cammino della Chiesa: vocazione e missione.

D. - La cosa importante di questo viaggio è stata la convocazione di un incontro di preghiera e di pace in Vaticano, nella sua casa – come ha detto il Papa – tra Abu Mazen e il presidente Peres. Secondo lei, il Papa da qui, da questa Terra Santa, sta instaurando la diplomazia della preghiera?

R. - Credo che è molto importante. C’erano tantissimi giornalisti che hanno detto: “Il Papa adesso gioca il ruolo in cui Kerry non è riuscito! Quindi il Papa prende il posto di Kerry?”. Ed io: “No, il Papa introduce un’altra dimensione per la ricerca della pace” … una dimensione spesso dimenticata, ma che per noi è forse la più importante: la preghiera. E questo è il compito del Papa! “Carissimi palestinesi e israeliani, mettiamoci davanti a Dio! Abbiamo provato e non siamo riusciti ad inaugurare un periodo di dialogo. Che cosa succederà se noi ci mettiamo davanti a Dio nella preghiera, nel silenzio, chiedendoci: chi sono davanti a questo Dio?”. Credo che qui non si tratti di diplomazia, di politica ma di spiritualità gesuita pura!








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