2014-05-31 12:03:00

Centrafrica, l’Acnur condanna l’attacco contro chiesa a Bangui


L’attacco di mercoledì alla chiesa di Notre Dame di Fatima di Bangui, nella Repubblica Centrafricana, ha causato – secondo quanto riferisce un comunicato dell’Acnur, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati - la morte di 19 sfollati e il rapimento di 27 civili da parte di assalitori che li hanno condotti in un luogo sconosciuto. Gli aggressori, sottolinea il comunicato – sono arrivati ​​ nel primo pomeriggio su alcuni camioncini e hanno lanciato granate nella chiesa prima di aprire il fuoco sulle persone, utilizzando armi di piccolo calibro. Durante l’attentato è rimasto ucciso un sacerdote, mentre due minori e due adulti sono morti giovedì a seguito delle ferite riportate.

Al momento dell’attacco, Notre Dame di Fatima stava ospitando 9mila sfollati interni, tra cui 2.050 persone che si erano trasferite lì solo una settimana prima per fuggire alla recente ascesa del clima di insicurezza nei quartieri vicini, mentre altri vi erano presenti dal dicembre 2013. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati condanna questo attacco compiuto contro civili innocenti e rinnova il proprio appello a tutte le parti coinvolte nel conflitto armato affinché proteggano i civili, nel rispetto degli obblighi previsti dal diritto internazionale. L’Acnur invita inoltre le parti a garantire l’erogazione di assistenza umanitaria essenziale e il libero accesso alle persone bisognose di protezione e di aiuto.

L’insicurezza nella capitale della Repubblica Centrafricana – afferma l’Acunr - è fortemente cresciuta dallo scorso fine settimana. Domenica 26 maggio tre persone sono state uccise nel quartiere PK5, presumibilmente da unità anti-Balaka, mentre si stavano dirigendo a una partita di calcio per la riconciliazione tra le comunità. Lunedì e martedì, la situazione è rimasta tesa e sono state segnalate sparatorie. Mercoledì scorso, le ostilità tra le varie comunità sono culminate con l’attacco a Notre Dame di Fatima, ora completamente vuota. È il peggior attacco compiuto contro un sito per sfollati interni a Bangui da quando i ribelli Seleka sono stati rimossi dal potere nel gennaio 2014. Nella giornata di protesta di venerdì, seguita all'attacco, 3 civili sono rimasti uccisi.

Chiese, monasteri e moschee fino ad oggi sono stati rifugi sicuri per gli sfollati interni in tutta la Repubblica centrafricana. A Bangui, dove il clima rimane teso, 32 siti per sfollati su 43 sono istituzioni religiose. Coloro che sono fuggiti da Notre Dame di Fatima si sono spostati verso i quartieri circostanti o a sud, per raggiungere dieci siti a Bangui e nell’adiacente area di Bimbo. Molti sono fuggiti senza niente – né soldi, né cibo, nemmeno una stuoia su cui dormire. Altri avevano ferite da proiettile che devono essere curate con urgenza. Ad aggravare la loro sofferenza, i siti per sfollati interni a cui si sono diretti, già gremiti di gente, sono alle prese con carenze di acqua, cibo, alloggi e assistenza sanitaria di base.

La seconda metà del mese di maggio ha visto anche il dilagare della violenza in altre parti del Paese. A Bambari, nella provincia di Ouaka, il 21 e il 24 maggio sono scoppiati scontri tra unità francesi e civili armati sull’attuazione di misure mirate a rafforzare la fiducia e l’acquartieramento di ex-forze Seleka. Nel frattempo, i partner dell’Acnur hanno documentato ritorni progressivi in zone della provincia nord-occidentale di Ouham-Pende e nella provincia settentrionale di Ouham. A causa dei flussi misti, il numero complessivo di sfollati interni rimane 425mila in tutta la Repubblica Centrafricana, tra cui 132mila a Bangui. Altri 120.994 rifugiati centrafricani sono presenti nei Paesi limitrofi.








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