2014-05-31 13:50:00

Grande Guerra cent'anni dopo: la mostra al Vittoriano


Il rigore storico del documento e l’emozione della voce dell’Italia rappresentata dai grandi artisti dell’epoca e dalla memoria collettiva: si è aperta a Roma, al Vittoriano, la Mostra “Prima Guerra Mondiale 1914-1918. Materiali e Fonti”, l’evento che dà inizio alle ricorrenze in occasione del centenario della Grande Guerra. Si tratta del primo di una lunga serie di appuntamenti che, dal 2014 al 2018, avranno come tema i passaggi più significativi del primo conflitto mondiale del Novecento. Gianmichele Laino ha intervistato Marco Pizzo, curatore della mostra:

R. – La mostra vuole cercare di far ripercorrere gli eventi della Grande Guerra, facendo un percorso attraverso quelle che sono le sue fonti: una serie di testimonianze originali e documentari, che ci permettono di ricostruire dal vero quelli che sono gli eventi storici, che costituirono le basi dell’età contemporanea.

D. – La mostra apre ufficialmente le celebrazioni in occasione del centenario della Grande Guerra. Per le Nazioni coinvolte, in modo particolare per l’Italia, si è trattato dell’ultimo atto dell’Ottocento o del definitivo ingresso nel ‘900?

R. – Un po’ tutte e due le cose. La Grande Guerra è veramente un crinale della contemporaneità, in quanto conclude, comunque, l’epopea risorgimentale e apre alla contemporaneità. Tutte quelle che furono, infatti, le grandi crisi del ‘900 – parliamo delle dittature, della rivoluzione dei nazionalismi – trovano le loro radici nella Grande Guerra che, di fatto, chiuse un’epoca – l’’800 – e aprì alla contemporaneità, modificando radicalmente il paesaggio mentale.

D. – Una mostra si costruisce sui simboli, quali sono quelli della Grande Guerra che ricordano con più frequenza?

R. – Noi abbiamo cercato di incentrare il tutto su due luoghi simbolici fondamentali: da una parte, la trincea, che costituisce, di fatto, il momento in cui tutti gli italiani si ritrovano insieme e comprendono di far parte di una nazione; dall’altra, il tentativo di mostrare simboli di devozione e di realtà - come il Sacro Cuore di Cristo - che diventarono, di fatto, delle nuove iconografie; iconografie veicolate attraverso la lezione presente di padre Agostino Gemelli e padre Semeria e che costituiscono oggi comunque una cultura religiosa.

D. – Ad un secolo di distanza, penso soprattutto alle nuove generazioni, cosa resta della Prima Guerra Mondiale?

R. – Fondamentalmente, la Mostra vuole cercare di trasmettere questo senso: come le testimonianze della Grande Guerra riescano a vivere all’interno delle realtà familiari. Tutti abbiamo nonni e bisnonni che hanno fatto la Grande Guerra. Recuperare queste radici familiari significa anche recuperare la storia personale, all’interno della storia più generale. 








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