2014-06-05 15:51:00

Festival dell'arte: l'Iraq promotore della pace e del dialogo


L’arte come strumento di una vera e propria cultura dell’incontro: è questo il principio ispiratore del quarto Festival internazionale dell’arte per il dialogo e la pace tra i popoli e le religioni, inaugurato all’Ambasciata dell’Iraq presso la Santa Sede. In mostra, fino al 6 giugno, le opere di 216 artisti provenienti da 36 nazioni. Il servizio di Antonella Pilia:

Oltre 200 opere ispirate alla pace: da sculture a dipinti realizzati con i colori e le tecniche più diverse, che raffigurano abbracci e colombe con ulivo ma anche i volti di Padre Pio, Papa Francesco e Nelson Mandela. Massimo Bigioni, curatore della mostra:

R. - Questo festival nasce da un’idea dell’ambasciatore dell’Iraq presso la Santa Sede, sua eccellenza Al Sadr, e il sottoscritto. C’era una condivisione di pensiero e quindi quattro anni fa comincia un discorso di pittura e scultura in questa ambasciata. Oggi questo festival si è ingrandito ed è diventato un appuntamento importante. Partecipano circa 40 nazioni e oltre 210 artisti. Tutti con un unico scopo, quello del messaggio del dialogo tra i popoli e le religioni.

D. - Quali sono i criteri che hanno guidato la selezione delle opere in catalogo?

R. – E’ una selezione soprattutto naturale: la denuncia alle atrocità del mondo e questi messaggi di amore e di speranza che portano gli artisti. Il catalogo è molto suggestivo. Ci sono artisti affermati che hanno fatto biennali e hanno partecipato a eventi mondiali, ma ci sono anche artisti che si misurano per la prima volta con questa esperienza. Io li ringrazio e devo dire che questo festival è un grande successo. Stiamo cercando di portarlo nel mondo e di far conoscere l’animo dell’artista, quello che rappresenta l’arte per la pace, quella vera e concreta. Qui si è alzato veramente un vento nuovo, fresco, di amore, di speranza e noi dobbiamo spingerlo lontano.

Un vento di speranza di cui si fa promotore l’Ambasciata dell’Iraq presso la Santa Sede, come conferma l’ambasciatore Habeeb Mohammed Hadi Ali Al Sadr:

R. – (parole in arabo)
Non è solo l’Iraq ad avere bisogno di questo Festival per arrivare alla pace, ma anche i tanti Paesi dove c’è il fondamentalismo. Quindi, questo Festival è per tutto il mondo, in modo da affrontare i terroristi basandoci sulle parole del Santo Padre: sull’amore, sulla pace, sulla fraternità fra i popoli e le religioni.

D. – Attualmente qual è la situazione in Iraq?

R. – (parole in arabo)
La crisi irachena si è aggravata con la situazione siriana. I due Paesi sono legati e sono tanti i terroristi che vengono dalla Siria in Iraq. Abbiamo la stessa situazione sia in Siria sia in Iraq. Il problema del terrorismo non è solo in Medio Oriente e in Iraq, è ormai un problema internazionale. Dobbiamo aiutarci, l’uno con l’altro, per combattere il terrorismo.  

D. – Quale ruolo ricopre l’Iraq nel cammino internazionale verso la pace?

R. – (parole in arabo)
L’Iraq oggi è un fattore di equilibrio tra i suoi vicini arabi e non, ed è ponte di continuità tra i Paesi delle regioni circostanti e la società internazionale. Un anello di congiunzione tra l’Oriente musulmano e l’Occidente cristiano, che gode di rispetto e credibilità da tutte le nazioni.








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