2014-06-05 07:57:00

Cina: 25° anniversario del massacro di piazza Tienanmen


Il mondo e la dissidenza cinese hanno ricordato ieri i 25 anni dai tragici eventi che segnarono in Piazza Tienanmen la fine della breve “primavera cinese” e l'avvio di un nuovo corso politico, più aperto sul piano economico e sociale quanto rigido sul primato del Partito comunista. Forte anche ieri, non solo a Pechino, l'impegno della autorità per garantire oblio e pace sociale. Sentiamo Stefano Vecchia:

Normalità di facciata e contenimento di ogni possibile azione di disturbo hanno segnato ieri il XXV anniversario della repressione di piazza Tienanmen. Le autorità cinesi da mesi avevano avviato un'azione preventiva fatta di arresti, censura e controllo del territorio, oltre che di una campagna di allarme contro possibili azioni terroristiche utile a giustificare ogni azione repressiva. Ieri è stata mobilitata l'intera forza pubblica. Migliaia di agenti anche a Pechino, dove anche ai turisti che non potevano presentare un documento d'identità è stato impedito l'ingresso in piazza Tienanmen, tra i luoghi più visitati dell'intero paese, perché a ridosso dell'antica cittadella imperiale. Area vietata anche ai mass media che per tutta la giornata hanno giocato a rimpiattino con le autorità per strappare una testimonianza, una foto o un filmato nel luogo-simbolo della protesta studentesca attiva per sette settimane e chiusasi tragicamente il 4 giugno di 25 anni fa. Un evento fortemente censurato nella storiografia ufficiale e di cui molti in Cina hanno perso il ricordo. Certamente il 30% dei cittadini nati successivamente e la maggioranza degli altri, sollecitati a porsi obiettivi di benessere e arricchimento, lontani da preoccupazioni ideologiche e convinti della necessità del Partito unico nella specifica realtà cinese. Dal silenzio ufficiale su quegli eventi imposto sulla grande Cina è emersa ancora una volta Hong Kong grazie alla sua autonomia. Non solo con un gran numero di interventi sui mezzi d'informazione e con un folto dibattito sui social media, ma anche con la grande manifestazione che ha portato forse 150mila abitanti a radunarsi nel Victoria Park per la tradizionale fiaccolata. Numerosi anche gli interventi delle diplomazie per sollecitare, insieme, la liberazione di chi è imprigionato per reati d'opinione e la rivalutazione storica degli eventi di un quarto di secolo fa. Lo stesso ha fatto Washington, che con decisione ha chiesto anche alla leadership cinese di fare chiarezza sulle vittime della repressione.








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