2014-06-06 07:30:00

70 anni fa il D-Day. Il Papa: riconoscenza a chi lottò contro i nazisti


70 anni fa lo sbarco in Normandia degli alleati, una battaglia che diede una svolta alla Seconda Guerra Mondiale. In un messaggio il Papa ha reso omaggio ai soldati che su quelle spiagge lottarono contro “la barbarie nazista” e per “liberare la Francia occupata”. Oggi le celebrazioni per ricordare quell’avvenimento.  Alessandro Guarasci: 

Uno spettacolo con 500 comparse per celebrare i 70 anni del D-Day ricordando i momenti più significativi della guerra. La rappresentazione sarà messa in scena di fronte agli 8000 invitati, tra i quali una ventina di Capi di Stato, che parteciperanno alla cerimonia internazionale per l'anniversario del "Giorno più lungo". Anche un migliaio di veterani è atteso per la celebrazione, che si terrà sulla cosiddetta spiaggia di Sword Beach. 

Molti dei leader mondiali che parteciperanno all’evento sono già arrivati in Francia dal G7 di Bruxelles dove hanno affrontato tutti i maggiori temi della politica internazionale. Nel pomeriggio di ieri la Regina d’Inghilterra Elisabetta ha deposto una corona di fiori sotto l’arco di trionfo a Parigi assieme al presidente francese Hollande. Il Presidente russo Putin ha visto il premier britannico Cameron e lo stesso Hollande. Già arrivato anche Obama.

Il Papa in un messaggio ha ricordato quanto avvenne 70 anni fa, rammentando anche i “soldati tedeschi trascinati” in quel dramma, “così come tutte le vittime” della Seconda Guerra Mondiale. “Le generazioni presenti – ha detto - esprimano la loro riconoscenza a chi ha sopportato “sacrifici così pesanti”.

Sul significato del D-Day nella memoria collettiva, Gianmichele Laino ha intervistato lo storico Francesco Malgeri

R. – Ha rappresentato un momento fondamentale per la storia della Seconda Guerra mondiale, in quanto ha posto l’esercito tedesco in una morsa: ad Occidente gli alleati e ad Oriente l’Unione Sovietica. Questa decisione era stata presa in un incontro, alla Conferenza di Teheran, nel dicembre ’43, dove dopo numerose insistenze da parte di Stalin si decise di aprire quello che veniva chiamato il “secondo fronte”, cioè il fronte occidentale.

D. – Un evento pianificato in ogni dettaglio, che pure aveva tante incognite dietro l’angolo. Cosa determinò il successo di quelle operazioni?

R. – Innanzitutto, il successo è stato determinato dall’impiego massiccio di forze con migliaia di navi da guerra e mezzi da sbarco; forse anche dalla convinzione dei tedeschi, che avevano predisposto una linea difensiva, denominata “vallo atlantico”, che doveva costituire una difesa, con punti fortificati sulla costa, e che invece si rivelò inefficace alla prova del fuoco; probabilmente, anche dalla convinzione che lo sbarco avvenisse nella zona di Calais, mentre lo sbarco in Normandia li colse un po’ di sorpresa.

D. – Cosa ha rappresentato per gli Stati Uniti, a livello di valori, uno sbarco in un altro continente, a chilometri di distanza dai propri confini?

R. – Ha rappresentato, non solo negli Stati Uniti, ma anche nel resto dell’Europa, la convinzione che la forza militare americana, anche la potenza economica americana, cominciava sul piano internazionale ad avere un peso mai prima conosciuto, e preparava – diciamo così – anche gli equilibri successivi alla guerra.

D. – Un documentario di Mauro Vittorio Quattrina del 2009 si intitola “D-Day: noi italiani c’eravamo”. In che modo l’Italia ha vissuto direttamente o indirettamente il giorno più lungo?

R. – L’Italia l’ha vissuto, tenendo anche presente la situazione che allora viveva il nostro Paese, perché siamo nel giugno del ’44 e siamo in una fase in cui è avvenuta la liberazione di Roma, ma ancora indubbiamente la gran parte dell’Italia centro-settentrionale è da liberare dall’invasione tedesca. Il forte impegno militare che i tedeschi dovevano affrontare in Francia indeboliva notevolmente anche la possibilità di resistenza sul fronte italiano.   

 








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