2014-06-06 15:23:00

Il successo di suor Cristina a "The Voice". Koll: conquistato col cuore


"Adesso voglio tornare alle mie priorità che sono la preghiera e il servizio a scuola, fondamentali per me anche per poi affrontare impegni di diverso tipo in futuro". A parlare è suor Cristina Scuccia, la religiosa venticinquenne di Comiso, Ragusa, che ieri ha vinto la competizione canora “The Voice”, in onda da mesi su Rai 2.  Suor Cristina, della Congregazione delle Orsoline, è stata l’anima del talent show, ma è diventata anche un fenomeno planetario. Di lei si sono occupati infatti i media internazionali e la sua notorietà si è diffusa attraverso i social network. Accanto ai molti consensi, non sono mancate le critiche, anche dure, alla sua partecipazione in quanto religiosa. A festeggiare tra gli altri la vittoria di suor Cristina, la “Star Rose Academy” di Roma, diretta dall’attrice Claudia Koll di cui suor Cristina è stata allieva. Ascoltiamo Claudia Koll nell’intervista di Adriana Masotti:

R. – È stata sicuramente una gioia grande per tutti quanti noi. Abbiamo fatto il tifo per lei e soprattutto le vogliamo bene. Io ho pregato mentre lei si esibiva proprio perché chiedevo al Signore di sostenerla e di aiutarla.

D. – Ha vinto la voce o ha vinto l’abito? Le tesi si rincorrono. Nel secondo caso vorrebbe dire che siamo ancora un Paese molto cattolico… Comunque sia, suor Cristina ha conquisto la maggior parte della gente...

R. – Più che l’abito, secondo me, è stato il cuore. Il cuore bello, la sua semplicità e la sua purezza, perché ieri c’erano tanti talenti, ma lei spiccava proprio per la sua purezza, per la sua semplicità. Quindi, a mio avviso non è l’abito in quanto abito, ma è quello che vuol dire una persona che ha talento ma che ha anche un cuore bello. Non si canta solo con le corde vocali, si canta con il cuore.

D. – Anche il suo coach, J-Ax, diceva che è capace di comunicare gioia quando canta...

R. – Sì, sì, bellezza e anche vita perché interiormente è molto vivace. Io ho visto anche J-Ax quando ha detto ai suoi colleghi che in questi mesi aveva vissuto un’esperienza con loro e che voleva loro bene come fratelli. A me è sembrato sincero e mi è sembrato soprattutto che fosse una cosa straordinaria…

D. – Una specie di contagio?

R. – Sì, un contagio.

D. – Un Padre Nostro recitato in tv, in diretta. Una proposta decisamente coraggiosa. Anche opportuna?

R. – Noi prima di iniziare qualsiasi lezione in Accademia, per lo meno nel mio corso di recitazione, invochiamo lo Spirito Santo e preghiamo il Padre Nostro. Quindi, è qualcosa che ci appartiene. Adesso, io non so se nel momento in cui è stato recitato era opportuno o non opportuno, però San Paolo dice di annunciare il Signore in ogni circostanza, opportuna e non opportuna. Quindi, mi appoggio alla parola di Dio per rispondere.

D. – Comunque, certamente una proposta coraggiosa perché in un ambiente così...

R. – Chi l’ha detto? Io so, perché me l’hanno detto le suore, che prima della trasmissione spesso suor Cristina ha pregato la coroncina della Divina Misericordia assieme ai familiari e insieme a altri artisti che stavano lì per la competizione. Non è così lontana la preghiera, no?

D. – Anche in base alla sua esperienza: la musica, la partecipazione alle trasmissioni televisive, ai social network, sono un reale luogo da cui poter evangelizzare? Sono strumenti efficaci per fare questo?

R. – La televisione può fare tanto male, ma può fare anche bene. Io ho fatto esperienza di questo negli anni della mia conversione, quando sono stata in televisione: ho avuto testimonianze di persone che mi hanno ascoltata e la loro vita è cambiata, questo certo non per merito mio ma è perché il Signore opera nei cuori delle persone. Quindi, la televisione può essere utilizzata come mezzo per arrivare a tante persone. Certo, non bisogna farsi usare e non è facile, ma quando si apre un corridoio bisogna percorrerlo perché può essere un’opportunità che viene offerta e che il Signore ti mette davanti per poter annunciare.

D. – Quindi, cosa c’è da augurare adesso a suor Cristina?

R. – Che non interrompa la sua relazione con il Signore. Il consiglio che le ho dato, appena iniziata questa avventura, è stato proprio quello di continuare a pregare e se prega – come diceva anche Santa Teresa D’Avila – qualsiasi cosa succeda c’è un traino forte che la mantiene in relazione con il Signore e quindi non si perde.

D. – Certo, perché il rischio ptrebbe essere questo...

R. – Questo è più la paura che hanno tutti. Come quando un figlio che per la prima volta va da solo e dici: “Stai attento a come attraversi la strada”… Sono tutte preoccupazioni.

D. – L’altra preoccupazione è che sia un fenomeno di un momento...

R. – E va bene, ma come si fa a giudicare? L’albero buono – dice il Vangelo – si giudica dai frutti. Quindi, bisogna aspettare e pregare per lei, sostenerla con la preghiera. 








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