2014-06-10 13:39:00

Londra, summit su stupri di guerra. Il Papa: preghiamo per le vittime


“Preghiamo per tutte le vittime di violenza sessuale in situazioni di conflitto e per coloro che combattono tale crimine”. E’ stato il tweet di oggi del Papa, su @Pontifex, nella giornata in cui a Londra si apre il vertice sullo stupro come “arma di guerra”. A inaugurare i lavori, l’attrice Angelina Jolie, ambasciatrice di buona volontà dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati, e il ministro degli esteri britannic,o William Hague. E’ il più grande evento mai dedicato al tema: quatto giorni di lavori con la partecipazione dei rappresentanti di oltre 100 Paesi, tra cui il segretario di Stato Usa, John Kerry, e di oltre 900 tra esperti militari e giuridici, organizzazioni non governative, associazioni umanitarie ed esponenti religiosi. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

Il summit di Londra sarà l’occasione, e la prima a così alto livello, per ripetere che lo stupro di guerra è da considerarsi un grave crimine internazionale, vietato sin dal 1949 dalla Convenzione di Ginevra, ma solo dal 1996 riconosciuto come crimine di guerra. Il XX secolo ci ha lasciato in eredità le violenze sessuali commesse dai soldati di tutti gli eserciti coinvolti nel secondo conflitto mondiale, molto più recentemente decine di migliaia di stupri si sono contati durante la guerra nell’ex Jugoslavia, ed erano gli anni Novanta.

Soltanto nella Bosnia ed Erzegovina, la stima è tra le 20 mila e le 50 mila donne violentate: nelle loro case, di fronte alle famiglie, in strada, di fronte a testimoni, affinché lo stupro potesse essere veramente un’arma di guerra, terrorizzando i civili, diventando strumento di pulizia etnica. In Rwanda, centinaia di migliaia di donne tutsi furono violentate durante la guerra con gli hutu. Il Tribunale penale internazionale dedicato a questo conflitto africano stabilì che lo stupro fosse configurabile quale elemento del crimine di genocidio. In questo caso, le vittime furono tra le 250 mila e le 500 mila.

I primi 14 anni del XXI secolo, come documentato da Amnesty International, vedono casi nei conflitti in Siria, in Colombia, in Iraq, in Cecenia, in Afghanistan, in Sudan, nel Ciad e nella Repubblica Democratica del Congo, dove dall’inizio della guerra, nel 1998, a oggi, nonostante l’avviato processo di pace, le violenze sessuali hanno riguardato centinaia di migliaia di persone, donne e uomini.

Gli effetti dello stupro come arma di guerra ricadono sulle società intere, annichilite dalla violenza subita dai loro membri. Ma per le vittime, donne soprattutto, la violenza significa esclusione sociale, significa stigma, significa malattie sessuali. La Conferenza di Londra – ha spiegato il segretario di Stato Usa Kerry, al quale è stata affidata la chiusura della Conferenza, il 13 giugno – intende “relegare la violenza sessuale agli annali della storia”. E’ ciò che tutti ci auguriamo, assieme alla fine dell’impunità nella quale hanno sempre vissuto i colpevoli di tali efferatezze. I governi, ha quindi aggiunto Kerry, devono negare un riparo a quanti "commettono queste azioni vili".

Nigel Baker è l’ambasciatore della Gran Bretagna presso la Santa Sede:

R. – A partire dalla Bosnia, per arrivare alla Siria, al Congo, al Rwanda: quello a cui assistiamo non è solamente un atto di guerra, è un atto sistematico che viene compiuto dalle milizie, dai governi, dai ribelli che usano la violenza sessuale come uno strumento di guerra. Noi, come governo britannico, insieme ai nostri alleati nel mondo, agli altri governi, alla società civile, alle ong, alle reti religiose, come quelle cattoliche, siamo impegnati nel trovare una soluzione per mettere fine a queste violenze e dire: basta! Chi commette questo crimine deve essere processato. Le vittime non possono essere dimenticate. Dobbiamo dare una risposta sul terreno, ma anche una risposta coerente da parte della comunità internazionale. Quindi, questa Conferenza, la più grande che ci sia mai stata su questo tema, ha come obiettivo quello di trovare un modo da tradurre in pratica per mettere fine a questo crimine orribile.

D. – Sappiamo che è un fenomeno che negli ultimi tempi è peggiorato. Dunque, bisogna passare attraverso degli interventi estremi…

R. – Sì, Londra 2014 è parte di un processo già iniziato nel settembre dello scorso anno, quando è stata presentata dalle Nazioni Unite una dichiarazione, a oggi firmata da circa 150 Paesi, tre quarti dei membri delle Nazioni Unite. Quindi c’è una volontà politica. Ma come convertire questa volontà politica in azioni pratiche per sradicare questo crimine? Questo è l’obiettivo principale della Conferenza. Non ci saranno solamente i governi, ma anche esperti medici, militari, giudici, religiosi, che potranno offrire idee da condividere. Durante la Conferenza, verrà presentato un protocollo internazionale che offrirà delle raccomandazioni per governi e istruzioni internazionali su come rispondere a questo terribile flagello della guerra. Speriamo che la volontà politica venga convertita in azione reale, pratica. Questo significherà una continuazione di questo sforzo che deve essere portato avanti.








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