2014-06-12 13:47:00

Preti liberati in Camerun: "E' stato un corso di Esercizi"


"Abbiamo fatto un bel corso di Esercizi". Don Giannantonio Allegri e Don Giampaolo Marta, i due sacerdoti missionari vicentini liberati all'inizio di giugno dopo quasi due mesi di sequestro in Camerun, raccontano ai nostri microfoni il loro rapimento e quello della suora canadese Gilberte Bussier ad opera di un gruppo affiliato a Boko Haram.

"A parte il panico del momento iniziale del rapimento in cui ci hanno spinto con forza per entrare in quella macchina, poi siamo stati trattati abbastanza bene. Ci hanno portato in una foresta ma non hanno usato violenza. Non avevamo nulla da fare e questo era molto pesante per noi. Abbiamo passato molto tempo a pregare e a condividere la Parola di Dio. Non avevamo niente e dovevamo solo affidarci alla memoria. Ci dicevamo: qual è il senso di essere qua?". I due preti ricordano "il segno grande di aver avuto indietro la borsa necessaria per celebrare l’eucarestia, in un primo momento rubata, utile almeno per i primi quattro giorni. La presenza di Gesù sulla stuoia in savana era un segno commovente per noi. Eravamo senza pane, ma avevamo la Parola di Dio nel nostro cuore e potevamo mangiarla e condividerla tra di noi". 

Allegri e Marta, sacerdoti Fidei Donum, erano impegnati da anni in una parrocchia giovane del Paese africano, dove facevano servizio di evangelizzazione e di promozione umana. "La presenza dei musulmani non creava difficoltà. Erano moderati. Il nord Camerun prima che esplodesse il fondamentalismo era un modello di convivenza pacifica tra le diverse componenti civili e religiose - spiegano - ora la situazione è degenerata. Ormai tutto il sud Sahel è in subbuglio. Il problema è venuto dal paese vicino per avere visibilità, così hanno cominciato a prelevare i bianchi. E’ un problema esterno che viene a intaccare un paese già fragile come il Cameroun". 

In cosa vi ha arricchito la missione in Africa? "Ci manca la dimensione di fede vissuta nella difficoltà del quotidiano. La dimensione della corresponsabilità, della collaborazione nella chiesa là è molto forte. Speriamo di riportarla anche nella nostra diocesi a Vicenza, dove da ora siamo a disposizione. Intanto diciamo grazie per il miracolo di essere vivi senza praticamente avere niente, e il miracolo di poter trasformare una esperienza di deserto in una esperienza di chiesa". 








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