2014-06-18 11:34:00

Kenya. I vescovi: la corruzione minaccia più grave della sicurezza


È la “corruzione tra le forze dell’ordine” la minaccia più grave per la sicurezza del Kenya: lo denuncia la Commissione giustizia e pace della Conferenza episcopale, in un messaggio diffuso dopo gli assalti armati che in due località costiere hanno causato più di 60 vittime. “La corruzione tra le forze dell’ordine – si legge nel documento ripreso dall'agenzia Misna – ha reso troppo facile per gli stranieri attraversare i nostri confini”.

La Commissione giustizia e pace non formula ipotesi sui responsabili degli assalti nell’area di Mpeketoni ma denuncia “un’accresciuta insicurezza” ed evoca i conflitti politico-sociali del 2007-2008. A pesare, si sottolinea nel messaggio, sono anche la mancanza di un dialogo tra governo e opposizione e un contesto segnato da povertà, disoccupazione e contenziosi per la proprietà della terra.

Per mons. Emanuel Barbara vescovo di Malindi e amministratore apostolico di Mombasa, che si trova in visita a Mpeketoni, la cittadina attaccata da un gruppo armato il 15 giugno “da quello che ho constatato posso dire che c’è una matrice islamica ma appare con chiarezza pure una matrice etnica in questi assalti” dice il presule all'agenzia Fides. “Questo perché gli assalitori hanno ucciso in modo mirato le persone in base alla loro appartenenza etnica e religiosa. Secondo le testimonianza raccolte sul posto alcuni degli assalitori sono stati riconosciuti come bajuni, una popolazione mista di arabi e di africani, che vive sulla costa keniana. Tra loro c’era pure un keniano originario di un’altra parte del Paese e almeno un arabo. Pensiamo quindi che si tratti di un gruppo armato costituito appositamente per questo attacco e composto da elementi keniani e stranieri”. 

“A questo punto dubitiamo fortemente che si tratti di elementi degli Shabaab somali” sottolinea il vescovo. “Il loro modus operandi è più simile a quello di altri gruppi armati che hanno agito nel recente passato in Kenya. Ad esempio sono stati risparmiati donne e bambini, ed hanno ucciso solo gli uomini. Queste perché nella cultura locale se muore il padre, la famiglia è indebolita e spesso è costretta alla fuga. Questo ricorda quello che è avvenuto con le guerriglie tribali keniane”. 

A Mpeketoni mancano all’appello una cinquantina di persone, dalla notte dell’attacco. “Si pensa comunque che siano ancora rifugiate nella boscaglia, mentre dal villaggio attaccato la notte successiva sono almeno 10 le persone che ancora non si trovano” aggiunge mons. Barbara che si dice preoccupato per il diffondersi di sentimenti di odio e di paura. 

“Speriamo che i politici si prendano le loro responsabilità per garantire la sicurezza di tutti e placare gli animi e non gettino invece benzina sul fuoco” conclude il vescovo. (R.P.)








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