2014-06-18 11:31:00

Il Papa apre ciclo di catechesi sulla Chiesa


La Chiesa è un popolo creato da Dio come una famiglia, non una istituzione fatta dai preti e finalizzata al loro servizio. Lo ha affermato Papa Francesco nell’udienza generale di questa mattina in Piazza San Pietro, preceduta da un lungo saluto ai malati e ai disabili radunati in Aula Paolo VI.

Parlando della Chiesa, il Papa ha annunciato di voler sviluppare su questo tema “un ciclo di catechesi”. E’, ha detto, “un po’ come un figlio che parla della propria madre, della propria famiglia. Parlare della Chiesa è parlare della nostra madre, della nostra famiglia. La Chiesa infatti non è un’istituzione finalizzata a se stessa o un’associazione privata, una Ong, né tanto meno si deve restringere lo sguardo al clero o al Vaticano”. Sacerdoti, vescovi, Vaticano – ha affermato, “sono parti della Chiesa, ma la Chiesa siamo tutti, tutti famiglia della madre. E la Chiesa è una realtà molto più ampia, che si apre a tutta l’umanità e che non nasce in un laboratorio, la Chiesa non è nata in laboratorio, non è nata improvvisamente. E’ fondata da Gesù ma è un popolo con una storia lunga alle spalle e una preparazione che ha inizio molto prima di Cristo stesso”.

La “preistoria” della Chiesa – come l’ha definita Papa Francesco – parte nel Libro della Genesi, quando Dio sceglie Abramo e gli chiede di lasciare la sua patria per andare verso un’altra terra che Lui gli avrebbe indicato.

“In questa vocazione Dio non chiama Abramo da solo, come individuo, ma coinvolge fin dall’inizio la sua famiglia, la sua parentela e tutti coloro che sono a servizio della sua casa”. Poi, una volta in cammino, Dio – spiega il Papa, “allargherà ancora l’orizzonte e ricolmerà Abramo della sua benedizione, promettendogli una discendenza numerosa. Dunque, “il primo dato importante è proprio questo: cominciando da Abramo Dio – nota Papa Francesco – forma un popolo perché porti la sua benedizione a tutte le famiglie della terra. E all’interno di questo popolo nasce Gesù. E’ Dio che fa questo popolo, questa storia, la Chiesa in cammino, e lì nasce Gesù, in questo popolo”.

Un secondo elemento è che “non è Abramo a costituire attorno a sé un popolo, ma è Dio a dare vita a questo popolo”. Di solito, ricorda il Papa, “era l’uomo a rivolgersi alla divinità, cercando di colmare la distanza e invocando sostegno e protezione. La gente pregava gli dei, la divinità… Ma, In questo caso, invece, si assiste a qualcosa di inaudito: è Dio stesso a prendere l’iniziativa.” E in questo sta “l’inizio della Chiesa e in questo popolo nasce Gesù”. E qui, come spesso accade, Papa Francesco si è immedesimato nelle domande della gente. “Ma, padre, com’è questo? Dio ci parla?’. Sì. ‘E noi possiamo parlare a Dio?’. Sì. ‘Ma noi possiamo avere una conversazione con Dio?’. Sì. Questo si chiama preghiera, ma è Dio che ha fatto questo dall’inizio”, ribadisce il Papa, che è passato poi a evidenziare l’aspetto della “fiducia”.

Abramo e i suoi, ripete, “ascoltano la chiamata di Dio e si mettono in cammino, nonostante non sappiano bene chi sia questo Dio e dove li voglia condurre”. Ma Abramo, scherza Papa Francesco, “non aveva un libro di teologia per studiare cosa fosse questo Dio. Si fida, si fida dell’amore. Dio gli fa sentire l’amore e lui si fida. Questo però – ha proseguito – non significa che questa gente siano sempre convinti e fedeli… Anzi, fin dall’inizio ci sono le resistenze, il ripiegamento su sé stessi e sui propri interessi e la tentazione di mercanteggiare con Dio e risolvere le cose a modo proprio. E questi sono i tradimenti e i peccati che segnano il cammino del popolo lungo tutta la storia della salvezza, che è la storia della fedeltà di Dio e dell’infedeltà del popolo”.

Ma Dio, ha assicurato ancora una volta il Papa, “non si stanca, Dio ha pazienza, ha tanta pazienza, e nel tempo continua a educare e a formare il suo popolo, come un padre con il proprio figlio”. Ed è lo stesso atteggiamento “che mantiene nei confronti della Chiesa. Anche noi infatti, pur nel nostro proposito di seguire il Signore Gesù, facciamo esperienza ogni giorno - dell’egoismo e della durezza del nostro cuore. Quando però ci riconosciamo peccatori, Dio ci riempie della sua misericordia e del suo amore. E ci perdona, ci perdona sempre”.

In questo modo, ha asserito Papa Francesco, si cresce “come popolo di Dio, come Chiesa”, comprendendo che “non è la nostra bravura, non sono i nostri meriti” ma “è l’esperienza quotidiana di quanto il Signore ci vuole bene e si prende cura di noi. È questo che ci fa sentire davvero suoi, nelle sue mani, e ci fa crescere nella comunione con Lui e tra di noi. Essere chiesa è sentirsi nelle mani di Dio, che è padre e ci ama, ci carezza, ci aspetta, ci fa sentire la sua tenerezza. E questo è molto bello!”.

“Cari amici – ha concluso il Papa – questo è il progetto di Dio”. Quando ha chiamato Abramo, pensava a questo Dio: formare un popolo benedetto dal suo amore e che porti la sua benedizione a tutti i popoli della terra. Questo progetto non muta, è sempre in atto. In Cristo ha avuto il suo compimento e ancora oggi Dio continua a realizzarlo nella Chiesa. Chiediamo allora la grazia di rimanere fedeli alla sequela del Signore Gesù e all’ascolto della sua Parola, pronti a partire ogni giorno, come Abramo, verso la terra di Dio e dell’uomo, la nostra vera patria, e così diventare benedizione, segno dell’amore di Dio per tutti i suoi figli”.

Poi, ha soggiunto: “A me piace pensare che un sinonimo, un altro nome che possiamo avere (noi) cristiani sarebbe questo: sono uomini e donne, è gente che benedice. Il cristiano con la sua vita deve benedire sempre, benedire Dio e benedire anche tutti noi. Noi cristiani siamo gente che benedice, che sa benedire. E’ (una) bella vocazione questa!”








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