2014-06-19 13:49:00

Quinto anno di carcere per Asia Bibi accusata di blasfemia


Il 19 giugno del 2009, la donna cattolica pakistana Asia Bibi veniva presa in custodia dalla polizia per una presunta offesa al profeta Maometto denunciata da alcune donne musulmane del suo villaggio nella provincia del Punjab. Formalmente incriminata il mese successivo - riporta l'agenzia Misna - e condannata a morte per blasfemia in prima istanza l’11 novembre 2010, da allora ha trascorso in carcere, spesso in isolamento per tutelarne l’incolumità, il tempo dell’attesa dell’avvio del processo d’appello. Non solo allontanatosi più volte, ma ora nemmeno più previsto dall’Alta Corte di Lahore competente per territorio.

I giudici pakistani infatti, intimiditi e intimoriti da possibili rappresaglie dei fondamentalisti islamici, finora si sono sottratti alla responsabilità di trattare il suo caso: decidere su Asia Bibi – soprattutto su una eventuale assoluzione – per loro può essere rischioso. Meglio declinare. Gli avvocati difensori, dal canto loro, hanno confermato che faranno tutti i passi necessari, come un’istanza al presidente della Corte, perché il caso venga normalmente calendarizzato.

Continua così il calvario di questa donna di umili origini, separata dai cinque figli e dal marito, sostenuta dalla fede, ma anche dalla speranza che la sua vicenda possa servire alla causa della convivenza in un Paese assediato da estremismi, radicalismo religioso e terrorismo. Per la sua liberazione c’è stata una mobilitazione a livello mondiale. 

Il 1° gennaio di quest'anno, è stata resa nota una sua lettera inviata a Papa Francesco, in cui la donna esprime riconoscenza a tutta la comunità cristiana che ha pregato per lei. "Sono molto grata a tutte le Chiese che stanno pregando per me e si battono per la mia libertà. Non so quanto potrò andare ancora avanti".  Per la sua liberazione infatti è in atto una mobilitazione a livello mondiale.








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