2014-06-24 12:18:00

Iraq in emergenza umanitaria. Kerry nel Kurdistan iracheno


Il conflitto in Iraq, tra miliziani sunniti ed esercito, sta creando ricadute negative sulla situazione umanitaria. “Fermate il commercio delle armi”, ha chiesto mons. Warduni, vescovo ausiliare caldeo di Baghdad. L’appello è stato rilanciato dalla Caritas, che ricorda la fuga dalle violenze di almeno 500 mila persone. Intanto, sul fronte diplomatico, il segretario di Stato americano, John Kerry, si è trasferito da Baghdad nel Kurdistan iracheno, la regione che da questa situazione bellica potrebbe trovare spunti per affermare la tanto cercata indipendenza. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Cristian Tinazzi, che si trova nella città curda di Erbil:

R. – In questo momento, i curdi sono in una situazione di stand-by, potremmo dire. Ieri ci sono state comunque delle schermaglie, dei combattimenti nella zona vicino a Tall ‘Afar, e i peshmerga, i combattenti curdi, hanno messo in sicurezza una strada che ritenevano di primaria importanza. I curdi, in questo momento, stanno consolidando le loro posizioni anche al di fuori di quello che era il Kurdistan fino all’intervento dell’Isis, il Partito islamico dell’Iraq e del Levante, soprattutto Kirkuk che è la città da sempre contesa. Tra l’altro, il presidente Barzani in una intervista ha detto che era il momento per il popolo curdo di decidere per il proprio futuro. Il che non vuol dire che questa sia una richiesta di indipendenza, però i curdi se la stanno giocando proprio sull’aiuto che potranno dare al governo di al Maliki per fermare l’Isis in alcune zone: chiaramente, però, vogliono qualcosa in cambio...

D. – Un’eventuale ipotesi di Kurdistan iracheno, se non indipendente almeno con una forte autonomia, potrebbe essere un primo passo verso una unificazione dell’intero Kurdistan?

R. – Questo è probabilmente il timore che avrà anche la Turchia o l’Iran, che sono stati confinanti all’interno dei quali ci sono forti presenze curde. Anche la Siria, che però in questo momento vive una guerra civile e il partito curdo locale sta combattendo con gli insorti del Free Syrian Army. La situazione, certo, potrebbe evolversi ancora in maniera più incandescente, perché potrebbe portare a un’ulteriore destabilizzazione. Però, qui ognuno pensa a se stesso: i curdi stanno giocando le loro carte proprio per conquistare il loro futuro e la loro autonomia definitiva, se l’Isis non verrà sconfitto e ricacciato fuori dall’Iraq.








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