2014-06-24 13:44:00

Tortura, Antigone: "Per il Papa è un peccato, ma in Italia non è reato"


Papa Francesco, dopo l'Angelus di domenica 22 giugno, ha definito la tortura 'un peccato mortale, un peccato molto grave', ma in Italia la tortura non è ancora un reato. "L'Italia ha da molti anni più di un obbligo internazionale, quindi giuridico e non solo morale, di introdurre questo reato nel proprio codice penale, ma fino ad ora non lo ha fatto", commenta Alessio Scandurra, coordinatore dell'osservatorio sulla detenzione dell'associazione Antigone. "La conseguenza di ciò è che condotte che vanno definite come tortura sono in realtà punite con pene lievi che, oltretutto, spesso cadono in prescrizione a fronte delle difficoltà dei processi che le riguardano e dunque non si traducono in nessuna condanna". 

"E' un fatto grave, perché non sono molti i paesi nel mondo in cui la tortura non è un reato. Ed è una circostanza che non esprime appieno la contrarietà del Paese a questa pratica. Generiche dichiarazioni d'intenti hanno poco valore se poi nel codice penale non è previsto questo reato e comportamenti che configurano la tortura non sono perseguiti e  sanzionati come meritano".

"Recentemente - spiega ancora il rappresentante dell'associazione Antigone - il giudice che ha seguito un episodio di maltrattamenti da parte di agenti della polizia penitenziaria nei confronti di detenuti, nel carcere di Asti, è giunto al proscioglimento degli imputati affermando che quelle condotte si configuravano come tortura, ma non esistendo in Italia questo reato non era possibile procedere". "La mancanza del reato di tortura provoca quindi impunità di fronte a uno dei comportamenti ritenuti unanimamente tra i più odiosi e inaccettabili".   

"Oggi nel Parlamento italiano - spiega Scandurra - è all'esame un provvedimento sulla tortura prossimo all'approvazione che per noi non è il migliore dei disegni di legge possibili. Ma è importante che sia finalmente ratificato perché non è la prima volta che il Parlamento italiano arriva vicino all'introduzione di questo reato e alla fine la cosa non va in porto". "E' un fatto grave che garantisce l'impunità a coloro che commettono atti di questo tipo, li fa sentire più forti".  

"In Italia, i casi cronaca in cui si potrebbe configurare il reato di tortura per fortuna sono eccezionali, anche se non sono pochi", prosegue il rappresentante dell'associazione Antigone. "Le vicende che si sono concluse con la morte, come quelle di Cucchi, Aldrovandi, Bianzino, si contano sulle dita di una mano, ma numerose altre non hanno esiti drammatici e quindi non finiscono sui giornali". "Il carcere, i luoghi di privazione della libertà, sono spazi dove di fatto c'è una grande tensione, un conflitto, che non sono sempre facili da gestire. Ci vuole infatti molta professionalità per gestire ordine e sicurezza nel rispetto della dignità delle persone e delle leggi dello Stato". "Purtroppo questo a volte non accade e la tensione degenera in violenza non controllata". "La trasparenza del carcere - conclude Scandurra - aiuta a limitare questi casi, ma anche una normativa attenta e rigorosa e applicata correttamente aiuterebbe ad evitare che succedano queste cose".   

"L'associazione Antigone - conclude Scandurra - considera queste parole del Papa sulla tortura un grande aiuto alla campagna che, assieme ad altre organizzazioni, conduciamo per l'introduzione di questo reato in Italia. Un viatico così importante e autorevole, anche in vista della Giornata dell'Onu per le vittime della tortura del 26 giugno, ci fa ben sperare".   








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