2014-06-25 17:24:00

Calcio: la morte di Ciro e la sconfitta dell'Italia. Perde lo sport


Dopo 50 giorni di agonia, Ciro Esposito è morto ucciso da un atto di violenza. "Questo, commenta la madre di Ciro, non deve più accadere. Nessuno deve più pagare e soffrire per una cosa bella come il calcio". Prima della finale di Coppa Italia di un mese fa tra Roma e Napoli, il Papa ricevendo le due squadre finaliste, aveva sottolineato l'importanza di recuperare la dimensione della festa nello sport. "Bisogna far tornare allo stadio, commenta mons. Mario Lusek, direttore dell'Ufficio Nazionale di Pastorale del Tempo Libero, Turismo e Sport della Cei, le realtà di base che possono far tornare quel clima di rispetto, di tolleranza e incontro oggi minacciato dal tifo violento". "Davanti a sacrifici di questo genere il problema è come isolare le tifoserie violente. Per questo dobbiamo purificare lo sport dall'ambiguità dei mercati, dove il campione, l'atleta è diventato merce". "Serve sicuramente un ripensamento, prosegue mons. Lusek, sulla dimensione del calcio. Credo che anche il dimettersi (Prandelli e Abete, ndr), sia un modo per dire fermiamoci, riflettiamo sulla figura degli atleti, sulle dinamiche del calcio". Al Mondiale, sta vincendo il calcio delle periferie visto che la maggior parte delle squadre qualificate sono nazionali dell'America Latina? "Sì, periferie dove gli atleti interpretano il calcio in modo diverso. Partono da un sogno, da un desiderio, da un'aspettativa anche di riscatto sociale. Basta con i guadagni facili, con l'idolatria del mercato. Basta con lo spettacolo eccessivo". "E' il momento di recuperare quella dimensione ludica del calcio partendo dai giovani, dai vivai giovanili, dai nostri oratori che in passato hanno dato grandi campioni al calcio". Meno stranieri nelle squadre di calcio e più attenzione alla valorizzazione dei vivai pensando anche a quello che in passato era il gioco di strada, la vita di strada".  

"Il destino, prosegue Italo Cucci, giornalista e scrittore, ha voluto che coincidessero tre fatti importanti e non solo per il calcio ma per l'Italia. Prima la sconfitta sul campo, poi la morte di Ciro Esposito, ragazzo ucciso dalla violenza degli stadi, mentre i capi del calcio italiano si azzuffano per dividersi i milioni della tv a pagamento". "E' un ritratto apocalittico ma reale, commenta Cucci, della situazione in cui si trova il calcio in Italia. E non poteva essere più dolente il quadro che viene rappresentato dopo la sconfitta con l'Uruguay, che diventa il fatto meno importante, risultato di una storia annosa che ha prodotto sul campo i disastri preparati in cabina di regia". "Sulla morte di Ciro, la parte più dolente, il calcio è venuto meno". "E' venuto meno lo Stato che non ha saputo adeguare le sue leggi. E' mancata tutta la parte istituzionale dello sport". "E' l'occasione per rinnovare, riformare, per trasformare il calcio in un'occasione di allegria e non ulteriore motivo di pena". 

 

 








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