2014-06-27 13:12:00

I cristiani in fuga dalle zone di guerra dell'Iraq


L'Iraq è ormai invivibile per i civili, soprattutto i cristiani, obiettivo delle violenze dei miliziani islamici. Cristiano Tinazzi ha raccolto la testimonianza di Assan che con la sua famiglia ha lasciato Mosul:

Assan è uno dei tanti profughi fuggiti da Mosul dopo che l’Isil, lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante, ha conquistato la città. In molti sono scappati verso zone ritenute più sicure come Bashiqa, una cittadina a maggioranza cristiana nel Governatorato di Ninive. Quanti siete in famiglia?

R. – In this home, we are three families coming from Mosul…
In questa casa vivono tre famiglie provenienti da Mosul: ci sono mio padre e mia madre, mio fratello con la sua famiglia, e la mia. Siamo circa 11 persone in questa casa; con le mie zie arriviamo a 13.

D. - Che lavoro facevi a Mosul?

R. – I am a doctor and also my wife…
Mia moglie ed io siamo dottori. Mio padre, mia madre, mio fratello e sua moglie sono insegnanti.

D. - Perché siete fuggiti?

R. – It is not only for the...
Non fuggono solo gli sciiti, anche i cristiani; perché i cristiani sono i primi in cima alla lista dei perseguitati.

D. - Avete ancora contatti a Mosul? Che cosa vi raccontano?

R. – They tell us that some Christian statues have been destroyed…
Ci hanno detto che sono state distrutte alcune statue cristiane. Abbiamo sentito che alcune case sono state occupate dagli attivisti dell’Isil.

D. – In quali città sono fuggiti i cristiani?

R. – A lot of people go to Karakosh…
Molte persone sono fuggite verso Karakosh, il centro a maggioranza cristiana in Iraq. Alcuni di loro vengono qui. Sa, in questo momento è una città sicura. Non so se gli attivisti dell’Isil arriveranno anche qui, ma ci hanno detto che oggi è stata attaccata anche Karakosh...

D. – Pensate di andare all’estero?

R. – It is difficult for us to leave Iraq…
Per noi è difficile lasciare l’Iraq: io ho un figlio piccolo, anche mio fratello. Noi tutti abbiamo paura per loro e per questo per noi è molto difficile. Gli anziani, come mio padre e mia madre, non vogliono lasciare l’Iraq. Ma i figli hanno un futuro e noi non vogliamo rimanere rischiando di distruggere il loro futuro.

D. – Cosa chiedete alle organizzazioni internazionali?

R. – We don’t know if we have food here, but we need food…
Non so se qui ci sia cibo, ma non è quello di cui abbiamo bisogno: abbiamo soltanto bisogno di un posto sicuro.








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