2014-06-27 08:13:00

Ancora violenze in Iraq: Maliki apre ad una soluzione politica


In Iraq le pressioni americane e britanniche su Nuri al Maliki sembrano aver dato qualche risultato: per la prima volta ieri il premier iracheno ha parlato di una  "soluzione politica da affiancare a quella militare" per risolvere la crisi in corso nel Paese. Intanto però si combatte violentemente a Tikrit dove le forze di sicurezza hanno ripreso il controllo del campus universitario e gli attentati contro gli sciiti proseguono. Il servizio di Adriana Masotti:

E' salito ad almeno 19 morti e 41 feriti il bilancio di un attentato kamikaze in un quartiere sciita nella zona settentrionale di Baghdad non nuovo ad attentati. Un kamikaze si è fatto saltare in aria in un mercato nella serata di ieri. Notizie non verificabili riferiscono dell’ uccisione da parte dei qaedisti di decine di civili sciiti del villaggio di Bashir, tra cui donne e anziani. Sempre ieri a Tikrit, un elicottero iracheno e' stato colpito dal fuoco dei qaedisti mentre era in corso una controffensiva delle forze di sicurezza sul quartiere universitario della città dal 12 giugno in mano agli jihadisti, per riprenderne il controllo. Ma per uscire dalla crisi, per la prima volta il premier iracheno, Nuri al-Maliki ieri ha invocato una soluzione politica da affiancare alla campagna militare. Incontrando il ministro degli Esteri britannico, William Hague, in visita a sorpresa a Baghdad, il leader sciita ha indicato due percorsi paralleli. Il primo: lavorare sul terreno, con operazioni militari contro i terroristi. Il secondo: andare avanti sul processo politico che preveda una riunione del Parlamento, già fissata per il primo luglio, l’ elezione di un capo del Parlamento, di un presidente e la formazione di un governo. Solo il giorno prima c’era stato un no secco di Maliki a un governo di unità nazionale aperto a curdi e sunniti. Ma proprio sull' unità politica davanti all'avanzata dei miliziani dello Stato islamico dell’ Iraq e del Levante (Isis), aveva insistito invece Hague ribadendo che l'offensiva rappresenta "una minaccia mortale per la stabilità e l'integrità territoriale" dell'Iraq. 








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