2014-06-27 12:51:00

Visita del Papa al Gemelli: l'attesa di medici e pazienti


Clima di attesa e speranza al Policlinico Gemelli di Roma, dove Papa Francesco si recherà in visita nel pomeriggio, in occasione del 50.mo di fondazione della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica. Francesco, che è il quinto Pontefice a incontrare la sede romana dell’ateneo, donerà al Gemelli le reliquie di San Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II. Al microfono di Eliana Astorri, il preside della Facoltà di Medicina della Cattolica, Rocco Bellantone, racconta l’emozione di medici e pazienti a poche ore dall’arrivo del Papa:

R. - Sicuramente c'è grande attesa per un incontro, da vicino, con questo grande Papa. Devo dire anche la grande speranza e la grande gioia che questa sua visita pastorale documenti, ancora una volta, l’importanza che la Chiesa cattolica dà a questa sua opera di carità, che è il Policlinico Gemelli e la Facoltà di Medicina, che da un lato danno sollievo alle sofferenze e dall’altro formano operatori sanitari. Ricordo che in questo momento noi abbiamo in formazione - soltanto in quest’anno - 5 mila ragazzi che si stanno formando per essere degli ottimi operatori sia dal punto di vista cristiano, che è il più importante, che dal punto di vista tecnico.

D. - Come si sta vivendo questa attesa da parte di chi lavora da voi oppure da parte di chi invece è ospite, ricoverato?

R. - Guardi questa è una grande iniezione di fiducia e di speranza. Sappiamo tutti che è un momento drammatico per il nostro Paese ed è un momento ovviamente particolarmente drammatico per chi sta in un ospedale come malato e per le famiglie che lo accompagnano, ma è ancora un momento difficile per tutti quelli che lavorano alla Facoltà di Medicina dell'Università Cattolica e in un ospedale cattolico, perché ci sono stati - e continuano ad esserci - dei momenti difficili. Questa presenza del Papa penso che ci ricorderà che il cristianesimo è sofferenza, anzi nella sofferenza bisogna acquisire quella forza, che solo il cristiano può avere, per far sì che la propria opera verso gli altri gli dia quella soddisfazione che forse altre cose gli negano.

D. - Papa Francesco è il quinto Papa che incontra la sede romana dell’ateneo. La storia del Gemelli è, fin dalla sua nascita, legata alla presenza dei Pontefici…

R. - Diciamo che nasce - come tutti sapete - dall’intuizione geniale di padre Gemelli, che prima convinse la nazione italiana, i cattolici italiani di quale fosse l’enorme necessità di una università cattolica e poi intuì quello che lui definiva “il sogno della sua anima”, cioè il fatto di avere nell’ambito di una università cattolica anche una Facoltà di Medicina.

D. - Quindi nel ’64 l’apertura del Gemelli che, in questi 50 anni, ha avuto sempre e solo una missione: l’attenzione al malato.

R. - Io dico sempre che la nostra missione è l’impegno per l’uomo sofferente e l’impegno per l’eccellenza. Poiché, purtroppo, ci sarà sempre un sofferente e l’eccellenza per definizione non ha un confine - ma deve essere sempre rinnovata - è ovvio che la nostra è una missione che non ha mai un traguardo, ma è sempre tesa a superare i vari traguardi e affrontare le grandi difficoltà, che comportano raggiungere e superare questi traguardi.                                              

Proprio sulla missione del “Gemelli” e il legame del Policlinico con i Pontefici si sofferma mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, intervistato da Luca Collodi:

R. - Siamo particolarmente contenti di accogliere Papa Francesco perché dà continuità a questo legame profondissimo: Giovanni XXIII ha accompagnato la nascita della Facoltà di Medicina e Chirurgia nel ’61 e poi tutti i Pontefici che sono seguiti hanno sempre avuto un particolarissimo legame; ricordiamo in modo speciale San Giovanni Paolo II. E oggi Papa Francesco continua questa tradizione e ci fa il dono di celebrare proprio la Solennità del Sacro Cuore, insieme con noi al Sacro Cuore, a cui come sappiamo è dedicata all’Università Cattolica.

D. - Guardando ai tempi di oggi, al tempo di oggi, qual è la missione del Policlinico Gemelli?

R. - Il Policlinico esprime la dimensione più profonda delle conoscenze sanitarie. Nel suo Dna ha questo compito di formare le nuove generazioni di medici - e padre Agostino Gemelli diceva che era necessaria una Facoltà di Medicina e Chirurgia proprio per aver un profilo di medico che fosse totalmente al servizio del malato e che riconoscesse nel malato una dignità assoluta. Oggi vediamo che la prospettiva culturale - anche nell’ambito sanitario - è un po’ quella di sviluppare l’ottica del servizio, del dare la prestazione. Noi riteniamo che, invece, si debba conservare proprio questo atteggiamento di assoluto rispetto, accoglienza, servizio al malato, alla sua dignità e al valore della vita. Poi, ovviamente, c’è tutta la dimensione della ricerca scientifica e quindi essere all’avanguardia nel trovare sempre le migliori soluzioni per accompagnare ogni malato ad affrontare nelle migliori condizioni la sua situazione. Quindi: formazione dei medici, ricerca e ovviamente assistenza di qualità.








All the contents on this site are copyrighted ©.