2014-07-01 11:57:00

Pubblicato un manuale per riconoscere le sette ed evitarle


Riconoscere  il fenomeno delle sette, ma soprattutto comprendere in che modo evitare situazioni pericolose e come in qualche modo uscirne fuori. E' l’obiettivo del libro “Nella tela del ragno. Viaggio nel mondo delle Sette", scritto dalla giornalista Mara Macrì e presentato in questi giorni a Roma. Nel testo viene spiegato il perché del proliferare delle sette e le linee di adescamento che esse utilizzano per indurre, principalmente i fedeli cristiani, ad abbandonare la propria fede. Ascoltiamo l’autrice del volume al microfono di Marina Tomarro:

R. - Generalmente la terminologia utilizzata per la descrizione delle varie aggregazioni religiose, o psico-sette sono svariate. Vengono definite: “religioni”, “chiesa”, “setta”, “movimento religioso”, “culto”, “fede”, “confessione”. Per una più ampia informazione, comunque, nella prima fase conoscitiva, è innanzitutto necessario comprendere come nascono e su chi fanno leva, come si muovono, che tipo di comunicazione adottano, come agiscono sulla psiche di chi vi incappa ma soprattutto come si può cadere nelle loro maglie e nel contempo evitarle.

D. - In che modo operano per fare entrare le persone al loro interno?

R. - Oggi, utilizzano vari metodi: i canali di informazione sono quelli principali, hanno televisioni e radio, ma si nascondono anche dietro cooperative agricole, dietro associazioni... Quelle più grandi - che, in realtà, la maggior parte della gente già conosce - come i movimenti di psico-sette o religiose, sono quelle alla fine "meno pericolose".

D. - La persona che entra all’interno di essa a quali pericoli va incontro?

R. - Intanto, ad una limitazione della libertà. Quindi, una chiusura con il mondo esterno, con tutto quello che non è all’interno di questo gruppo: difficilmente si può telefonare, sto parlando di nuclei abbastanza chiusi naturalmente. I metodi che utilizzano sono svariati: si mettono fuori dalle parrocchie, dalle chiese ed aiutano le persone a portare la spesa, aiutano gli anziani ad entrare in macchina; fuori dalle università, per esempio, offrono lavoro e quando poi le persone si presentano, scoprono che magari dietro a quel posto di lavoro c’è altro.

D. - C’è un modo per riconoscerle, per difendersi?

R. - Penso che la presenza capillare della Chiesa - proprio attraverso le parrocchie, i sacerdoti, le realtà dell’associazionismo cattolico - laddove vengono individuate situazioni di disagio devono essere anche quelle più protette. 








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