2014-07-02 14:48:00

Nuova veglia di preghiera per la pace a Roma per la Siria e l'Iraq


Nuova veglia di preghiera a Roma per la pace in Siria ed Iraq. L’appuntamento è per stasera alle 19.00 nella Basilica dei Santi 12 Apostoli. Presiede l’evento il cardinale Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. Partecipa anche il vescovo ausiliare di Roma Matteo Zuppi. Federico Piana gli ha chiesto quale sia la motivazione di questa iniziativa:

R. - E’ quella di continuare a far nostra l’invocazione di pace che viene dalla Siria e dall’Iraq, situazioni sulle quali concentreremo le nostre preghiere: per quei Paesi, per la presenza cristiana, per una sofferenza inaccettabile a cui non possiamo mai abituarci. L’intercessione è far nostro questo dolore, rompere quella bolla di sapone nella quale qualche volta continuiamo ad essere spettatori, come Papa Francesco ha così ben descritto parlando di Lampedusa. Per questo ci ritroviamo a pregare con la presenza delle varie comunità cristiane, sia in Siria che in Iraq, che sono anche qui a Roma e sono tante; è una ricchezza, anche per la diocesi di Roma, unirci a loro nell’invocazione al Dio della pace.

D. - Perché è così importante la preghiera per la pace?

R. - Perché siamo credenti, perché pensiamo che niente è impossibile a chi ha fede. Un esempio così evidente ce lo ha dato Papa Francesco, invitando a pregare il presidente palestinese ed il presidente di Israele. È un gesto che ha un valore in sé, nella preghiera stessa, nel trovarsi insieme per pregare l’unico Dio della pace. Crediamo che possa avere anche riflessi in quel dialogo che qualche volta un iperrealismo non riesce più a smuovere e non riesce a far crescere. C’è una dimensione spirituale che è la vera dimensione dalla quale possiamo ottenere la pace e che certamente può smuovere anche energie ed intelligenze affinché il dialogo diventi una via possibile per risolvere i problemi.

D. - Lei ha parlato delle comunità irachena e siriana di Roma. Come stanno vivendo questa situazione di guerra?

R. - Con grandissima sofferenza, con composta sofferenza, con tanta preoccupazione per il futuro perché si sta lacerando un tessuto di convivenza secolare. Penso soprattutto alla Siria, ma anche all’Iraq, dove da secoli i cristiani convivevano con i musulmani. Con molta sofferenza anche diretta; faccio un esempio: uno dei primi preti rapiti in Siria e dei quali non si sa più nulla - dopo di loro i due vescovi Yohanna Ibrahim e Bulos Yazigi, siro-ortodosso e greco-ortodosso di Aleppo e ultimo padre Paolo Dall’Oglio gesuita romano - è stato un prete armeno cattolico che aveva studiato qui a Roma. Ecco, vogliamo sentire vicine queste situazioni e farne veramente un motivo di preghiera della Chiesa di Roma. 








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