2014-07-03 13:44:00

Egitto: disordini nel primo anniversario della destituzione di Morsi, 5 vittime


E' di cinque morti il bilancio delle vittime in Egitto, nel primo anniversario della deposizione del presidente Mohammed Morsi, espressione dei Fratelli Musulmani. I sostenitori del movimento islamista sono scesi in piazza ieri per la 'giornata della rabbia' e al Cairo sono esplosi violenti scontri con la polizia. Il ministero dell’interno riferisce di circa 200 arresti. Stamattina tensione ad Alessandria, dove una bomba esplosa su un treno ha provocato almeno 5 feriti. Per un’analisi della situazione politica egiziana a un anno dalla caduta di Morsi. Marco Guerra ha sentito Gennaro Gervasio, docente di politica e storia del Medio Oriente all’Università britannica del Cairo: 

R. – E’ successo che un progetto neoautoritario con i fratelli e musulmani è stato fermato molto in nuce. Invece, un altro progetto neoautoritario, di matrice controrivoluzionaria, che ha raccolto un fronte ampio dai militari alle forze del regime di Mubarak, è in pieno svolgimento e con estrema forza e una veemenza superiore a quella dei Fratelli musulmani.

D. – Dopo un anno della restituzione di Morsi a che punto è il percorso di cambiamento dell’Egitto?

R. – Dal punto di vista della vita quotidiana, parlando da residente in Egitto, i cambiamenti sono stati finora pochi. Non è stato ancora presentato alcun piano per il risanamento dell’economia e non è stata data alcuna risposta ad altre istanze che erano alla base dei moti rivoluzionari … quindi da questo punto di vista poco. Quello che invece sta continuando a spron battuto è il meccanismo repressivo, perché in questo momento ci sono stati altri arresti, tra cui alcuni eccellenti nelle fila  degli attivisti di matrice laica, ma soprattutto continua il repulisti di persone accusate a torto o ragione di essere vicine alla Fratellanza. Io ne so qualcosa perché ogni tanto vengono arrestati studenti con l’accusa di essere Fratelli musulmani o di avere partecipato a manifestazioni dei Fratelli musulmani.

D. – I fratelli musulmani sono stati dichiarati “formazione terroristica”, quindi adesso possono considerarsi completamente esclusi dalla vita politica del Paese oppure hanno ancora una certa presa sulla popolazione?

R. – Nell’immediato hanno perso parecchio. Molto l’hanno perso nell’anno di governo in cui si erano alienati anche alcuni dei loro supporters. Non è che quelli che erano scesi in piazza contro Morsi il 30 giugno dell’anno scorso erano tutti anti islamisti o super laici o membri del vecchio regime, come poi i Fratelli musulmani e i loro simpatizzanti ci hanno raccontato nel corso di  quest’anno. C’è stata una grande mancanza di autocritica da parte loro. Io vedo tuttavia quello che è avvenuto nei campus, dove in realtà da agosto fino a giugno c’è stata una continua attività  non solo di matrice islamica … Sarebbe dunque miope non riconoscere che la leadership del movimento studentesco è stata assunta dai giovani islamisti. Quindi questo dimostra che i Fratelli musulmani sono estinti dalla vita del Paese.

D. – Ma nonostante i proclami delle formazioni ancora vicine alla Fratellanza non dobbiamo attenderci una nuova estate di sangue?

R. – I segnali sembrerebbero contrari all’ipotesi di una nuova stagione di violenze. D’altra parte, non è facile dirlo, perché i membri della Fratellanza, quelli non imprigionati, tendono a nascondersi e anche all’estero sono molto attenti: la retorica non corrisponde alla realtà dei fatti. Negli ultimi sei mesi, il centro del loro attivismo è stato nei campus e adesso che siamo nella pausa estiva è scemato. Ci sono stati focolai al di fuori delle grandi città, però questi focolai non hanno al momento attecchito all’interno. Mi sembra improbabile che possa esserci una svolta come l’anno scorso ma bisogna prendere con le molle queste previsioni.








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