2014-07-05 15:41:00

Il Papa ai giovani: siate coraggiosi nella speranza e nella solidarietà


Nel pomeriggio il Papa ha incontrato i giovani delle diocesi dell’Abruzzo e del Molise nel Piazzale del Santuario di Castelpetroso. “Vi ringrazio per la vostra numerosa e gioiosa presenza – ha esordito - Ringrazio mons. Pietro Santoro per il suo servizio alla pastorale giovanile; e grazie a te, Sara … che ti sei fatta portavoce delle speranze e delle preoccupazioni dei giovani di Abruzzo e Molise”.

“L’entusiasmo e il clima di festa che sapete creare – ha detto - sono contagiosi”. E a braccio ha aggiunto: “L’entusiasmo è contagioso: ma voi sapete da dove viene questa parola, entusiasmo? Viene dal greco e vuol dire avere qualcosa di Dio dentro o essere dentro Dio. L’entusiasmo, quando è sano, segnala questo: che uno ha dentro qualcosa di Dio e lo esprime gioiosamente”.  

“Siete aperti, con questo entusiasmo – ha proseguito - alla speranza e desiderosi di pienezza, desiderosi di dare significato al vostro futuro, alla vostra intera vita, di intravedere il cammino adatto per ciascuno di voi e scegliere la via che vi porti serenità e realizzazione umana”. E ha continuato a braccio: “Ma cammino adatto, scegliere la via … cosa significa, questo? Non stare fermo – un giovane non può stare fermo – e camminare. Ciò indica andare verso qualcosa, perché uno può muoversi ma non essere un errante, che gira, gira per la vita, e la vita non è stata fatta per girarla. E’ stata fatta per camminarla, e questa è la vostra sfida!”.

“Da un lato – ha sottolineato - siete alla ricerca di ciò che veramente conta, che rimane stabile nel tempo ed è definitivo, siete alla ricerca di risposte che illuminino la vostra mente e scaldino il vostro cuore non soltanto per lo spazio di un mattino o per un breve tratto di strada, ma per sempre”. E poi ha aggiunto a braccio: “La luce al cuore per sempre, la luce alla mente per sempre, il cuore riscaldato per sempre, definitivo. Dall’altro lato, provate il forte timore di sbagliare: è vero, chi cammina può sbagliare. La paura di coinvolgervi troppo nelle cose, l’avete sentita, tante volte; la tentazione di lasciare sempre aperta una piccola via di fuga, che all’occorrenza possa aprire sempre nuovi scenari e possibilità. Io vado in questa direzione, scelgo questa direzione, ma lascio aperta questa porta: se non mi piace, torno e me ne vado. Questa provvisorietà non fa bene: non fa bene, perché ti fa venire la mente buia e il cuore freddo”.

“La società contemporanea e i suoi prevalenti modelli culturali – per esempio, la ‘cultura del provvisorio’ – ha rilevato - non offrono un clima favorevole alla formazione di scelte di vita stabili con legami solidi, costruiti su una roccia d’amore, di responsabilità piuttosto che sulla sabbia dell’emozione del momento. L’aspirazione all’autonomia individuale è spinta fino al punto da mettere sempre tutto in discussione e da spezzare con relativa facilità scelte importanti e lungamente ponderate, percorsi di vita liberamente intrapresi con impegno e dedizione. Questo alimenta la superficialità nell’assunzione delle responsabilità, poiché nel profondo dell’animo esse rischiano di venir considerate come qualcosa di cui ci si possa comunque liberare”. E a braccio ha detto: “Oggi scelgo questo, domani scelgo quell’altro, ma, come va il vento vado io; o quando finisce il mio entusiasmo, la mia voglia, incomincio un’altra strada … E così si fa questo girare la vita, proprio del labirinto! E il cammino non è il labirinto. Quando voi vi trovate girando in un labirinto … fermatevi! Cercate il filo per uscire dal labirinto. Cercate il filo: non si può bruciare la vita girando”.

“Tuttavia, cari giovani – ha detto ancora - il cuore dell’essere umano aspira a cose grandi, a valori importanti, ad amicizie profonde, a legami che si irrobustiscono nelle prove della vita anziché spezzarsi. L’essere umano aspira ad amare e ad essere amato: questa è l’aspirazione più profonda, nostra: amare e essere amato. Questa è l’aspirazione più profonda. E questo, definitivamente. La cultura del provvisorio non esalta la nostra libertà, ma ci priva del nostro vero destino, delle mete più vere ed autentiche. E’ una vita a pezzi. E’ triste arrivare a una certa età, guardare il cammino che abbiamo fatto e trovare che è stato fatto a pezzi diversi, senza unità, senza definitività: tutto provvisorio … Non lasciatevi rubare il desiderio di costruire nella vostra vita cose grandi e solide! E’ questo, quello che ti porta avanti. Non accontentatevi di piccole mete! Aspirate alla felicità, abbiatene il coraggio, il coraggio di uscire da voi stessi, di giocare in pienezza il vostro futuro insieme a Gesù”.

Quindi ha proseguito: “Da soli non possiamo farcela. Di fronte alla pressione degli eventi e delle mode, da soli mai riusciremo a trovare la via giusta, e se anche la trovassimo, non avremmo la forza sufficiente per perseverare, per affrontare le salite e gli ostacoli imprevisti. E qui entra l’invito del Signore Gesù: ‘Se vuoi… seguimi’. Ci invita per accompagnarci nel cammino, non per sfruttarci, non per farci schiavi: per farci liberi. In questa libertà ci invita per accompagnarci nel cammino. E’ così. Solo insieme con Gesù, pregandolo e seguendolo troviamo chiarezza di visione e forza di portarla avanti. Egli ci ama definitivamente, ci ha scelti definitivamente, si è donato definitivamente a ciascuno di noi. È il nostro difensore e fratello maggiore e sarà l’unico nostro giudice. Com’è bello poter affrontare le alterne vicende dell’esistenza in compagnia di Gesù, avere con noi la sua Persona e il suo messaggio! Egli non toglie autonomia o libertà; al contrario, irrobustendo la nostra fragilità, ci permette di essere veramente liberi, liberi di fare il bene, forti di continuare a farlo, capaci di perdonare e capaci di chiedere perdono”. E a braccio ha aggiunto: “Ma questo è Gesù che ci accompagna: e così è il Signore! Una parola che a me piace ripetere, perché la dimentichiamo tanto: Dio non si stanca di perdonare. Ma questo è vero, eh? Questo è vero! E’ tanto il suo amore, che è sempre vicino a noi. Siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono, ma Lui perdona sempre, tutte le volte che glielo chiediamo”.

”Egli perdona definitivamente – ha detto - cancella e dimentica il nostro peccato se ci rivolgiamo a Lui con umiltà e fiducia. Egli ci aiuta a non scoraggiarci nelle difficoltà, a non considerarle insormontabili; e allora, fidandoci di Lui, getterete nuovamente le reti per una pesca sorprendente e abbondante, avrete coraggio e speranza anche nell’affrontare le difficoltà derivanti dagli effetti della crisi economica. Il coraggio e la speranza sono doti di tutti ma in particolare si addicono ai giovani: coraggio e speranza. Il futuro certamente è nelle mani di Dio: Lui è provvidente, ci assicura che sono le mani di un Padre provvidente. Questo non significa negare le difficoltà e i problemi, ma vederli, questi sì, come provvisori e superabili. Le difficoltà, le crisi, con l’aiuto di Dio e la buona volontà di tutti possono essere superate, vinte, trasformate”.

E ancora a braccio ha aggiunto: “Non voglio finire senza dire una parola su un problema vostro, un problema che voi vivete nell’attualità: la disoccupazione. E’ triste trovare giovani ‘né-né’: cosa significa, questo ‘né-né’? Né studiano, perché non possono, non hanno la possibilità, né lavorano. E questa è la sfida che comunitariamente tutti noi dobbiamo vincere. Dobbiamo andare avanti per vincere questa sfida! Non possiamo diventare rassegnati di perdere tutta una generazione di giovani che non hanno la forte dignità del lavoro! Il lavoro ci dà dignità, e tutti noi dobbiamo fare di tutto perché non si perda una generazione di giovani. Ma, fare avanti la nostra creatività, perché i giovani sentano la gioia della dignità che viene dal lavoro. Una generazione senza lavoro è una sconfitta futura per la patria e per l’umanità. Dobbiamo lottare contro questo. E aiutarci gli uni gli altri, a trovare una via di soluzione, di aiuto, di solidarietà. I giovani sono coraggiosi, l’ho detto, i giovani hanno speranza e – terzo – i giovani hanno la capacità di essere solidali. E questa parola solidarietà è una parola che al mondo d’oggi non piace sentire. Alcuni pensano che sia una parolaccia: no, non è una parolaccia. E’ una parola cristiana: andare avanti con il fratello per aiutare a superare i problemi. Coraggiosi, con speranza e con solidarietà”.

Quindi ha concluso: “Siamo radunati davanti al Santuario della Madonna Addolorata, eretto nel luogo dove due ragazze di questa terra, Fabiana e Serafina, nel 1888 ebbero una visione della Madre di Dio mentre lavoravano nei campi. Maria è madre, ci soccorre sempre: quando lavoriamo e quando siamo in cerca di lavoro, quando abbiamo le idee chiare e quando siamo confusi, quando la preghiera sgorga spontanea e quando il cuore è arido: Lei sempre è lì per aiutarci. Maria è Madre di Dio, madre nostra e madre della Chiesa. Tanti uomini e donne, giovani e anziani si sono rivolti a Lei per dirle grazie e supplicare una grazia. Maria ci porta a Gesù, Gesù ci dà la pace. Ricorriamo a Lei fiduciosi nel suo aiuto, con coraggio e speranza. Il Signore benedica ciascuno di voi, nella vostra strada, nel vostro cammino di coraggio, di speranza e di solidarietà. Grazie”.








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