2014-07-07 18:39:00

Gesto di blasfema devozione: così mons. Milito sulla processione di Oppido


Preoccupazione e sdegno nella Chiesa calabrese per quanto avvenuto durante la processione della Madonna delle Grazie di Oppido Mamertina in provincia di Reggio, che si è fermata davanti all'abitazione del boss della ‘ndrangheta, Peppe Mazzagatti, ai domiciliari per motivi di salute. Si difende il parroco che guidava la processione: "se tornassi indietro modificherei il percorso o non la farei". Il ministro dell’Interno Alfano parla di “rituale ributtante”, mentre la Dda di Reggio, apre un’inchiesta. Cecilia Seppia

"Un gesto di blasfema devozione che va all'opposto di quella dovuta alla Madre di Dio". Così il vescovo di Oppido-Palmi mons. Francesco Milito definisce la vicenda del cosiddetto inchino con la statua della Madonna sotto la casa di Peppe Mazzagatti 82enne boss della ‘ndrangheta che sconta ai domiciliari la sua condanna all’ergastolo e anche l’Osservatore Romano non esita a definire il fatto segno di un “pervertimento religioso”. “Bisogna avere il coraggio di fermare le processioni in questi luoghi” afferma il presidente dei vescovi Calabresi mons. Nunnari secondo cui i sacerdoti presenti alla celebrazione dovevano "scappare, come hanno fatto i carabinieri, perché solo così avrebbero dato un segnale importante". Da mons. Nunnari anche l’annuncio di un’imminente riunione della Conferenza episcopale calabra per capire come rendere concreto e praticabile il messaggio di Papa Francesco sulla scomunica, a cui molti si richiamano in quest’occasione. Duro è anche il commento del Segretario Generale della Cei mons. Nunzio Galantino che però invoca un’azione concertata contro la malavita e chiede di non giocare al tiro al bersaglio nei confronti di Don Benedetto, il parroco che guidava la processione. "Il Governo deve decidersi ad adottare la Calabria con più polizia e interventi di carattere economico e sociale" ha detto la presidente della Commissione Antimafia, Rosi Bindi. Unanime lo sdegno della politica, mentre la Dda di Reggio Calabria ha avviato un’indagine.








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