2014-07-09 13:00:00

Rapporto Rondine: "Superare le guerre con il dialogo"


Costruire un futuro di pace attraverso la convivenza e il dialogo. E’ questo l’obiettivo dell’associazione Rondine Cittadella della Pace che oggi a Roma presenta il rapporto 2013, un bilancio dell’anno passato in cui trenta ragazzi provenienti da zone di guerra hanno imparato a riscoprire nell’altro "non un nemico ma una persona". La dimostrazione che ogni conflitto si può superare con il dialogo. In proposito Maria Gabriella Lanza ha intervistato Franco Vaccari, presidente dell’associazione:

R. - Nonostante i momenti drammatici che nelle varie regioni del mondo continuiamo a vivere fino ad oggi, l’esperienza di Rondine tiene. I giovani, che vengono dai luoghi della guerra, rovesciano attraverso un percorso di formazione i loro sentimenti di inimicizia e li trasformano in amicizia. Questo è il motivo della grande speranza. Questo vuol dire che ci sono ragioni di amore, di speranza e di futuro più forti di quelli che la guerra spargono in tutto il mondo. Questi 30 giovani di Rondine che sono tornati nei loro Paesi stanno dando una testimonianza inedita di questa nuova mentalità che vede l’altro non più come il nemico, ma come la persona con la quale è assolutamente necessario intavolare un dialogo per progettare insieme il futuro.

D. - Quali saranno i nuovi progetti per il 2014?

R. - Per la prima volta, avremo dei giovani che vengono dagli Stati Uniti e dal Sudan; questo è molto significativo, anche perché gli Stati Uniti ufficialmente  non sono in guerra con nessun Paese, ma si trovano all’interno di situazioni drammatiche di grande conflitto, e la percezione che il resto del mondo ha degli Stati Uniti non è sempre di una forza di pace, ma anzi sono visti come nemici. Allora vogliamo che si incontrino a Rondine anche questi due mondi che possano capire anche le ragioni degli uni e degli altri, gli stereotipi, i pregiudizi e abbatterli piano piano. Queste sono le prime due notizie. L’altra è che Rondine è stata chiamata dal Ministero dell’istruzione e dal Comitato per il Centenario della Prima Guerra mondiale ad offrire il proprio servizio per un grande progetto per tutte le scuole d’Italia. I giovani che vengono dai luoghi di guerra diventano educatori degli studenti italiani facendo loro comprendere che i conflitti non sono solo quelli internazionali; i conflitti ci sono nelle classi, nelle famiglie, nei vari pezzi di società nei quali abitiamo.

D. - In questi anni Rondine ha accolto ragazzi israeliani e palestinesi; la dimostrazione che con la conoscenza e il dialogo si possono superare tutti i conflitti …

R. - Molti parlano di educazione, ma poi pochissimi investono energie, risorse finanziarie, professionali in questa direzione. I giovani israeliani e palestinesi non si conoscono! Ognuno ha degli altri una rappresentazione avvelenata dalla propaganda. Quando si incontrano, come avviene a Rondine da ormai più di dieci anni, si coglie lo stupore nei loro volti, perché vedono che le ragioni dello stare insieme sono infinitamente di più di quelle dell’opporsi e del continuare ad essere nemici. Quel muro divide in modo sistematico il contatto tra le due nuove generazioni. A Rondine siamo convinti che se queste si  cominciassero a toccare, a parlare, sicuramente qualche cosa cambierebbe in Medio Oriente.

D. - Quando ritornano nelle loro case, questo spirito di pace rimane in loro?

R. - Assolutamente anche se - non dobbiamo negarcelo - è messo a dura prova, perché l’ambiente resta quello dell’ostilità. Però resistono, trovano le ragioni, continuano in un territorio terzo - ovviamente - ad incontrarsi, ad alimentare la loro amicizia. Il tema di Rondine non è tanto quello dell’urlare, protestare, denunciare, ma è quello di desiderare insieme il futuro sulla base di un’amicizia riscoperta in una maniera incredibile e impensata.








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