2014-07-09 12:22:00

Festival di Spoleto: "Prediche" sulla preziosità dello Spirito Santo


Per il terzo anno consecutivo il Festival di Spoleto, in corso fino a domenica, ospita la particolare esperienza delle “Prediche” nella chiesa di San Domenico: un’iniziativa di successo capace di richiamare persone anche non praticanti. Il percorso è iniziato dai vizi capitali per poi riflettere sulle opere di misericordia spirituale e, quest’anno, sui doni dello Spirito Santo. Paolo Giacosa ne ha parlato con Lucetta Scaraffia, curatrice del progetto insieme a monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia:

R. – Quest’anno è il terzo anno in cui all’interno del Festival di Spoleto c’è una serie di prediche – in realtà 7 prediche – cui partecipano molte persone che vanno a seguire le opere del Festival. Quindi persone che spesso non sono abituate ad andare in Chiesa e a sentire le omelie: questo è l’aspetto più interessante e nuovo dell’iniziativa. Abbiamo cominciato un percorso – tre anni fa – con i vizi capitali: ci sono state delle omelie molto belle che hanno fatto capire come alcune delle situazioni di disagio in cui si trovano gli esseri umani di oggi, più che essere causate da situazioni psicanalitiche, da problemi e turbe psichiche, potevano anche avere una causa diversa, quella del vizio. Quindi c’è stato un approfondimento di questo aspetto che ha dato come una luce nuova attraverso la quale vedere le ragioni dell’infelicità umana. Il secondo anno abbiamo fatto, invece, le opere di misericordia spirituale: sono, in realtà, meno note di quelle di misericordia corporale, sono più sottili e consistono soprattutto in una attenzione ai rapporti che si hanno col prossimo. Tutte le opere di misericordia spirituale sono come una sorta di manutenzione delle relazioni umane, per migliorare cioè le relazioni che abbiamo con le persone con cui veniamo in contatto: sia che esse ci disturbino, perché le troviamo fastidiose, sia che dobbiamo dare loro un consiglio, dobbiamo ammonirle perché non compiano un errore… Situazioni in cui dobbiamo, quindi, assumerci anche delle responsabilità nei loro confronti.

D. – Ci può raccontare come si inserisce la tematica di quest’anno sui doni dello Spirito all’interno di questo percorso?

R. – Come un percorso in cui, superati i vizi e praticate le opere di misericordia, il fedele arriva in un momento in cui finalmente si può accorgere dei doni che gli arrivano dallo Spirito Santo. Quello che noi vorremmo fare con queste prediche è rendere consapevoli le persone di questi doni.

D. – L’iniziativa in questi anni ha avuto una forte risposta da parte del pubblico…

R. – Sì, soprattutto – devo dire la verità – il primo anno: forse proprio i vizi sono quelli che hanno attirato le persone. Però la Chiesa di San Domenico, che è molto grande, nella quale si tengono le prediche, alle 5 del pomeriggio, è sempre gremita.

D. – Quale può essere la chiave di lettura dei doni dello Spirito consolatore, per la nostra società?

R. – Ci abitua a renderci conto degli aiuti che abbiamo per affrontare le difficoltà, per aiutare gli altri, per non cadere vittime di situazioni difficili e anche per non compiere degli errori. I doni dello Spirito Santo sono stati spesso dimenticati: non si imparano più a memoria neanche nel catechismo…

D. – Ci fa un accenno ai relatori che parleranno?

R. – Domenica scorsa ha parlato il cardinal Bassetti sul consiglio; sabato ha parlato Alessandro Barban, priore generale dei Camaldolesi, della pietà. Poi ci sarà padre Cantalamessa e la conclusione con l’arcivescovo di Spoleto, che parlerà del timor di Dio.








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