2014-07-10 13:37:00

Centrafrica, lutto nazionale dopo l'assalto alla Cattedrale


Continuano gli scontri nella Repubblica Centrafricana. Dopo l’assalto dei ribelli Seleka al campo per sfollati allestito nella Cattedrale di Saint Joseph di Bambari, il presidente Catherine Samba Panza ha decretato il lutto nazionale. Durante l’attacco hanno perso la vita 26 persone. Intanto, aumenta la fuga dei civili verso altri Paesi. Maria Gabriella Lanza ne ha parlato con Beatrice Nicolini, docente di Storia dell’Africa all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano:

R. - Il fatto che ci sia una diaspora così immane verso gli altri Paesi, è causato essenzialmente da questi attacchi di ribelli che si trovano un’area assolutamente priva di controllo politico-istituzionale, quindi aperta ad intrusioni sia economiche sia di accordi politici da parte di molti altri Paesi. C'è per esempio l’influenza della Corea che fa accordi anche per l’esclusiva dell’accesso alle miniere e alle risorse economiche; questo ha provocato un impoverimento progressivo e molto forte delle popolazioni, che chiaramente si scontrano tra loro per la sopravvivenza.

D. - Quale potrebbe essere la soluzione per fermare questa guerra civile? Per ora neanche la presenza dell’esercito francese sembra aver portato qualche risultato…

R. - Questo è un Paese tra i più poveri del mondo, la vita media è intorno ai 54 anni e c’è un 11% di sieropositività della popolazione più giovane. Quindi, è un Paese dove le persone soffrono di malnutrizione e quindi di problematiche di alimentazione e di malattie, e dove le risorse eco-ambientali sono continuamente minacciate. È veramente una situazione drammatica, per cui è chiaro che questi ribelli non si fermano. C’è convenienza a tenere la Repubblica Centrafricana in questa situazione: c’è il reclutamento dei bambini soldato da parte di alcuni eserciti che adesso usano questo Paese proprio per il reclutamento. La cosa da cui si deve ripartire - come sempre in queste aree del mondo - è l’istruzione, l’educazione, ed in questo il ruolo dei missionari, soprattutto italiani, è strepitoso perché comunque fin quando c’è  una presenza missionaria, una presenza educativa, di istruzione, soprattutto delle bambine femmine, allora si ha davvero la speranza di migliorare la società dal basso. È chiaro che questi sono progetti a medio-lungo periodo, non possono essere soluzioni immediate. L’Unione Europea ha mandato 1600 soldati dalla Francia: ma senza una consapevolezza, un’analisi precisa della realtà del Paese, senza la conoscenza delle lingue, delle realtà locali, è chiaro che sono elementi privi di risultato.








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