2014-07-11 14:01:00

Festa di S. Benedetto: la testimonianza del vicepriore dei monaci di Norcia


Oggi la Chiesa ricorda San Benedetto, patrono d’Europa e fondatore del monachesimo occidentale. A Norcia, sua terra natale, è una giornata di festa, di lavoro e preghiera come indica la regola benedettina. Al microfono di Benedetta Capelli, padre Benedetto Nivakoff, vicepriore dei monaci di Norcia:

R. - La festa della sua morte è il 21 marzo che per i Benedettini è sempre il giorno principale per celebrare San Benedetto, mentre oggi è una festa interna per la Comunità. Ciononostante, quella di oggi è una festa importante perché è un momento per vivere la sua vita in maniera più tranquilla: ci alziamo alle 3.20 del mattino, passiamo la prima ora e mezza in Chiesa finendo alle 5.30; poi, c’è la preghiera personale in camera, le Lodi e così via…

D. - Oggi San Benedetto è ancora un Santo conosciuto, ricercato, amato?

R. - Sì, è molto riconosciuto, soprattutto grazie a Papa Benedetto XVI che ha riportato il suo nome e la sua importanza nella Chiesa e nel mondo. Soprattutto per i monaci - che agli occhi del mondo vivono una "vita inutile" - c’è una ricerca di Dio che per tutti sembra quasi una perdita di tempo. In questa "perdita di tempo", tanta gente trova anche soddisfazione nel capire che c’è qualcosa in più di ciò che vediamo, c’è qualcosa di più in questo mondo con tutta la sua banalità e la sua superficialità che troviamo intorno a noi.

D. - San Benedetto, disse proprio Benedetto XVI: “Ci aiuta a tenere ferma la centralità di Cristo nella nostra esistenza”…

R. - Sì, ed è importante ricordare che si tiene al centro tramite la nostra conversione personale: uno segue Cristo non solo con le parole, ma anche con i fatti quotidiani di conversione, conquistare le virtù eliminando i vizi come la superbia, l’orgoglio, la vanità e la lussuria. Queste sono battaglie importanti da fare, è il lavoro quotidiano del monaco.

D. - Patrono anche d’Europa San Benedetto…

R. - Non era un Santo che ha voluto fondare una cultura europea, però ha voluto vivere una vita monastica coerente. Questa vita coerente ha attirato altri monaci da tutta Europa e pian piano questo spirito di vera rinuncia ha attirato uomini da tutta Europa. Oggi, sono pochi quelli che riescono a comprendere ciò perché, purtroppo, ci troviamo in un’epoca di “autoconcentrazione”, chiamiamola di “adolescenza”.

D. - Personalmente lei come ha incontrato San Benedetto?

R. - Ho frequentato il liceo in America, dove ho vissuto per quattro anni con i monaci che mi hanno insegnato non solo le cose accademiche classiche, ma anche come vivere e specialmente come vivere la carità. Questo era il primo mio esempio per la vita monastica.

D. - Cosa l’affascinava allora di questo monaco?

R. - Un monaco deve diventare una finestra verso un altro mondo. I monaci che hanno portato un buon esempio nella mia vita sono stati sempre “finestre”: non vedi solo la persona, ma vedi una finestra che ti mostra che Dio esiste e che vale la pena lasciare tutti per seguire Lui.








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