2014-07-14 14:54:00

India: crescono i poveri. P. Rayarala: le promesse di Modi aspettano conferme


La morte in India di 7 minori nel crollo di un muro di cinta, in una baraccopoli nello Stato di Madhya Pradesh, a causa di forti piogge, richiama le condizioni di vita di estrema povertà in cui versa oltre un terzo della popolazione indiana, specie nelle città dove da qui al 2050 – secondo stime Onu – si riverseranno altre 400 milioni di persone. Vivere nei centri urbani ha infatti costi maggiori: 47 rupie al giorno la soglia minima rispetto a 33 rupie nelle campagne. Roberta Gisotti ha intervistato padre Rayarala Vijaya Kumar, missionario del Pime a Mumbay: 

Sono 100 milioni in più gli indiani indigenti, secondo la commissione di esperti - guidata dall’economista ed ex governatore della Banca centrale Rangaraja - incaricata dal governo di rettificare i parametri sulla povertà, che nelle città sale al 38,2% e nelle aree rurali al 29,5%. Eppure l’India vanta di essere un Paese in forte espansione e con grandi potenzialità economiche, ma a che punto siamo nella lotta alla povertà? Sembra quasi una realtà ineluttabile. Padre Rayarala:

R. – E’ vero: non tutti siamo consapevoli del fatto che l’India è uno dei Paesi che economicamente va avanti, nel mondo. Però, dall’altro canto, quando si entra in India, la prima cosa che colpisce lo straniero è la povertà della gente. Nonostante la sua potenzialità economica, è notevole la differenza tra la povertà e la ricchezza: ci sono due estremi incompatibili. Ci sono grandi palazzi, grattacieli da una parte e lì vicino la gente vive senza cibo, senza acqua … Poi, sotto i ponti, ci sono tante persone che migrano dai villaggi per lavorare nelle città, non hanno casa e respirano polvere e mangiano quello che cucinano sotto ai ponti. Noi andiamo a trovare questa povera gente, magari a distribuire qualcosa … Veramente, nelle grandi città come Mumbai, nella quale arrivano gli immigrati, la povertà è notevole ed è evidente, e poi la ricchezza, quella appartiene a pochi e quei pochi vanno avanti, sfruttando i poveri per aumentare la loro ricchezza.

D. – Quanto è presente il dibattito sulla povertà nel Paese? E mi riferisco in particolare al nuovo governo che si è formato sotto la guida del premier Modi?

R. – Tante promesse, come ogni politico; nei primi giorni della sua responsabilità e del suo incarico ha puntato l’indice contro la corruzione. Poi, dopo due giorni, già non se ne parlava più … Quindi, all’inizio ci è sembrato uno che prendeva grandi decisioni, ma poi, in questi giorni in cui il nuovo governo ha assunto l’incarico, non sappiamo quale strada prenderà l’India. Dunque, è un dilemma per tutti gli indiani, che sono in attesa ma ancora non si è verificato nulla. Però, molta gente ha paura perché, essendo un partito induista fondamentalista, tutti hanno paura che possa creare rivalità tra le religioni, come era una volta, e questo potrebbe portare un danno al Paese. Speriamo di no! Prima delle elezioni tutti avevano paura, ed anche dopo le elezioni, soprattutto le comunità minori, le religioni minori. Quindi, ancora non sappiamo quale strada percorreremo. Secondo me, è presto per farsi un’idea …

D. – Che cosa riesce a fare la Chiesa in questo momento?

R. – La Chiesa in India appoggia sempre i poveri e rilancia sempre le prime parole del Papa, che la "Chiesa è povera e vive per i poveri". Questo ha dato una grande forza a tutti i missionari, per andare a cercare i meno privilegiati della società, i poveri e dare loro una speranza: che Dio vuole loro bene, che Dio ama tutti e in modo particolare quelli che sono scartati dal mondo. E noi, tramite la Chiesa missionaria, vogliamo dare loro questa speranza.








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