2014-07-18 14:03:00

Aereo abbattuto in Ucraina, 298 morti: il Papa implora la pace


All’indomani della tragedia aerea che ha visto la morte di 298 passeggeri del Boeing malese precipitato nel sud-est dell'Ucraina, il Papa, costernato dalla notizia, assicura alle vittime e ai familiari la sua preghiera e chiede alle parti in conflitto la pace e il dialogo per evitare ulteriori perdite di vite innocenti. La situazione però tra Russia e Ucraina si complica con accuse reciproche sull’ipotesi più probabile che resta quella dell’abbattimento del velivolo da parte di un missile. Kiev fa appello al Tribunale penale internazionale dell’Aja. Martedì se ne parlerà al Consiglio dei ministri degli Esteri Ue. Il servizio di Gabriella Ceraso:

Si procede lentamente da stamani nel villaggio di Grabovo nell'area di Donbass tra Russia e Ucraina al recupero dei corpi delle 298 persone, di cui 80 bambini e tre neonati, stritolati nell’ammasso dei rottami del Boeing precipitato. Lutto nazionale in Olanda da cui proveniva la maggior parte dei passeggeri, mentre l’area del disastro è no fly zone per ordine di Kiev in modo che si possano svolgere le indagini correttamente. Via libera agli osservatori dell’Osce, assicurano i ribelli separatisti che governano l’area e che hanno stabilito 4 giorni di tregua. Le scatole nere già in parte recuperate e che Mosca attende per una verifica, diranno quanto è accaduto così come le immagini satellitari, intanto l’ipotesi più probabile resta l’abbattimento da parte di un missile terra aria Buk 21, che però possiedono tutte le parti coinvolte. I filorussi accusano Kiev, mentre il governo Ucraino accusa i russi di aver commesso un "crimine internazionale cui dovrebbero rispondere al tribunale penale dell’Aja". La Germania chiede un’indagine indipendente,  l’Ue spinge per il dialogo, gli Stati Uniti mettono a disposizione le loro forze d’intelligence e ad una voce si chiede alla Russia di collaborare. Il presidente Putin a sua volta risponde che occorre una soluzione urgente alla crisi ma anche che la Russia replicherà in caso di tiri deliberati dell'artiglieria ucraina sul proprio territorio.

Dunque, delle ipotesi quella dell’abbattimento del Boeing con un missile, è ormai la più plausibile, ma la verità potrebbe essere molto lontana per vari motivi, come spiega al microfono di Gabriella Ceraso, Francesco D’Arrigo direttore dell’Istituto italiano studi strategici "N. Macchiavelli" e esperto in security:

R. - Che l’aeromobile sia stato abbattuto da un’arma non c’è proprio dubbio. L’aeromobile 777 è un tipo di aereo assolutamente sicuro; finora non ci sono stati allarmi preventivi. É chiaro che si è trattato di qualcosa di improvviso.

D. - Per quanto riguarda la matrice; finora solo scambi di accuse reciproche. Sarà così difficile risalire a chi ha lanciato questo missile?

R. - Secondo me sarà - se non impossibile - molto difficile, in quanto tutti – più o meno – hanno le stesse armi essendo un conflitto interno. Tra le altre cose il fronte dei ribelli è molto spaccato. Riusciremo a risalire alla tipologia di arma, ma sarà molto difficile - soprattutto se si tratta di un missile sparato da terra - risalire ai veri autori.

D. - Scatole nere, immagini satellitari possono servire?

R. - Dalle scatole nere si saprà immediatamente se l’aeromobile era integro fino a qualche decimo di secondo prima e se c’è stato un impatto esterno; però anche lì … lo scenario si trova in un territorio interessato da eventi di guerra. E' probabile che ci sarà un'operazione per tentare di manipolare le prove.

D. – Lei, appunto, sa che c’è uno scambio di accuse: Kiev accusa i filorussi per un motivo, i ribelli dicono che è colpa dei governativi che pensavano fosse fosse un velivolo di Putin e per questo lo hanno abbattuto. Ma in questo genere di azioni c’è spazio per un eventuale errore?

R. - C’è spazio per l’errore, perché sicuramente queste armi così sofisticate in questo momento sono in mano sia all’esercito ucraino, sia ai ribelli che hanno gli arsenali precedentemente in dotazione alle forze armate ucraine. Quindi ci sono dei margini di errore assolutamente grandi. Tra le altre cose, non sappiamo, al momento, se vicino all’aeromobile di linea volassero altri aeromobili militari sotto copertura. In zona di guerra questo viene fatto spesso: l’aereo militare si avvicina abbastanza all’aereo di linea senza essere visto in modo tale che la sua immagine radar non compaia ai radar nemici.

D. -  E c’è anche duqnue la possibilità che effettivamente il Boeing fosse stato scambiato per il velivolo di Putin, visto che i colori dell’uno e dell’altro aeromobile sono simili?

R. - A quelle distanze i colori non si vedono, però la cosa grave è che l’aviazione civile mondiale non può essere ostaggio di conflitti di questo tipo e soprattutto di crimini di questo tipo. Un incidente di questo genere mina alle fondamenta della libertà di movimento di tutti.

D. - Per questo la Malaysia Airlines ha parlato di" oltraggio alla decenza umana"?

R. - Sì, è una cosa allucinante! Si possono capire i conflitti, ma se i passeggeri di un volo di linea vengono presi di mira per questioni anche indirette, questo è veramente barbaro. Quindi le autorità internazionali sia politiche sia quelle che gestiscono il trasporto aereo devono assolutamente prendere dei provvedimenti immediati.

D. - L’auspicio dell’Unione Europea è che questa tragedia apra spazi per il dialogo. Lei pensa che possa essere effettivamente così o pensa che sarà la goccia che farà traboccare il vaso?

R. - Secondo me questo dipende dalla leadership europea, statunitense e russa. C’è un esempio precedente: quello dell’aereo della Corean Airlines abbattuto nel 1983. In quel caso, gli Stati Uniti con una forte leadership di Reagan presero dei provvedimenti assolutamente forti insieme all’Europa e, di lì a poco, l’Unione Sovietica cambiò totalmente regime in tal senso. Quindi tutto dipende dal ruolo che la leadership europea soprattutto, e la leadership americana metteranno in campo rispetto a questa crisi perché altrimenti non se ne esce. Questo è il problema vero: un’assenza totale di leadership e un territorio abbandonato senza che ci sia una decisione politica che possa andare bene a tutti.








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