2014-07-18 12:57:00

Tagli alla Microsoft: a rischio 18 mila posti di lavoro


Continua a far discutere il caso Microsoft che, nei giorni scorsi, ha annunciato un  piano licenziamenti per 18mila suoi dipendenti in tutto il mondo, ammettendo che l’attuale apparato dell’azienda è troppo mastodontico per rispondere con velocità alle sfide del mercato. L’Ue sta valutando misure per alleviare le conseguenze sociali di questa scure: il fondo comunitario per la riqualificazione e il reinserimento lavorativo attraverso il Fondo sociale europeo, opzioni a cui non pensano per ora gli Stati Uniti. Ma cosa ha provocato questo terremoto nella più grande multinazionale del software? Cecilia Seppia lo ha chiesto a Marco Gàmbaro, docente di Economia della Comunicazione alla Statale di Milano:

R. - Ci sono tre cose. La prima è che da un po’ di tempo il flusso di nuovi prodotti lanciato da Microsoft si è rallentato e i grandi prodotti che hanno fatto il successo dell’azienda sono ormai in una fase di "maturità". Microsoft sta cercando una sua strada: è ancora una azienda profittevole e molto solida, ma certo non è più quell’azienda alla frontiera, come era fino ad una decina di anni fa. Il secondo elemento è la recessione, che ha colpito tutti e quindi anche i consumi di informatica e di servizi software in giro per il mondo e che ha anche rallentato i ricavi di Microsoft naturalmente. Il terzo elemento è la recente acquisizione di Nokia, che è stata costosa, che ha comportato l’assunzione, l’inglobare nel perimetro di Microsoft 30 mila persone e che ha richiesto processi di ristrutturazione che si traducono adesso anche in questa proposta di licenziamenti.

D. – Qui si parla di licenziamenti, ma queste persone - questi 18 mila dipendenti in tutto il mondo - che fine faranno?

R. - Questo è troppo presto per dirlo, anche perché finora è stato soltanto annunciato il piano. Va detto che in molti altri Paesi, la riduzione di personale si fa con i licenziamenti. E’ una tradizione soltanto di alcuni Paesi europei questa attenzione alla ricollocazione. E’ possibile che quei licenziamenti che capiteranno in Paesi europei che hanno ammortizzatori sociali è una tradizione di questo genere, forse seguiranno strade meno drastiche di quello che può accadere negli Stati Uniti o in certi Paesi asiatici.

D. - Il dirigente dell’azienda, Nadella, ha commentato: “Microsoft deve tornare a pensare con la mentalità di uno sfidante”… Questo vuol dire che non ha più quel “monopolio” che aveva fino a qualche tempo fa?

R. - Certo, un po’ non ha più il monopolio perché su molti versanti importanti ha subito la concorrenza di aziende che sono cresciute fino a diventare della stessa dimensione: si pensi solo a Google - per esempio - che le ha sottratto il mercato dei motori di ricerca, e che è cresciuto molto di più di quello che si pensava all’inizio. In questo settore per prosperare occorre un flusso di innovazioni radicali continue: occorre cioè essere in grado ogni qualche anno di inventare prodotti nuovi che sviluppino mercati fino a prima sconosciuti o sottovalutati. Questo Microsoft, effettivamente, non lo sa da un po’ di anni!

D. - Si comincia quindi dal primo inevitabile intervento che è quello sulla forza lavoro, ma l’impressione è che si tratterà di una rivoluzione che coinvolgerà un po’ tutti i livelli dell’organizzazione aziendale: dalle vendite al marketing, dalla ricerca allo sviluppo…

R. - Sì, l’impressione è questa: che sia il punto di partenza per un ripensamento dei processi e delle priorità per individuare dei modi per cercare di non perdere ulteriori treni nello sviluppo delle tecnologie delle informazione e dei mercati digitali.

D. - Lei prima accennava all’acquisizione di Nokia, che è avvenuta un anno fa. E su Nokia i tagli di Microsoft si sono abbattuti proprio con maggiore veemenza: forse continuerà così, in questa direzione? Nel senso che probabilmente sarà più Nokia a subire questo piano di licenziamenti?

R. - Questo non è detto! E’ certo che acquisendo Nokia, Microsoft ha acquisito un’azienda con una presenza molto capillare in molti Paesi del mondo. Io mi aspetto che in molti Paesi, dove le due compagnie sono presenti, si cercherà di sviluppare sinergie e di eliminare le duplicazioni di funzioni. Ma i Paesi dove c’è una forte presenza di strutture delle due aziende sono tra i primi candidati ad avere dei processi di razionalizzazione. Devo dire che purtroppo l’Italia è uno di questi.








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