2014-07-20 10:00:00

Brasile: vescovi, dati allarmanti sugli indigeni


Le violenze contro gli indigeni e l’accaparramento illegale delle loro terre non accennano a diminuire in Brasile. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto annuale del Consiglio Indigenista Missionario (Cimi), organismo in seno alla Conferenza episcopale brasiliana, che torna a chiamare in causa le responsabilità del governo federale. Il rapporto di 120 pagine – riporta l’agenzia Apic – denuncia in particolare la paralisi del processo di demarcazione e attribuzione delle terre alle popolazioni native che le occupano da secoli, un passo indispensabile per evitare la loro espulsione da parte delle compagnie minerarie e dei latifondisti.

Delle oltre mille terre rivendicate in tutto il Paese, solo il 38 per cento ha ottenuto un riconoscimento formale, il 30 per cento è in fase di regolarizzazione, mentre per quasi un terzo la lunga procedura burocratica per il riconoscimento è appena agli inizi. Lungaggini che alimentano l’illegalità e i conflitti. Secondo la Costituzione brasiliana, il processo di demarcazione avrebbe dovuto essere concluso nel 1993. Ma le pressioni delle lobby economiche, in particolare quella del settore agro-zootecnico saldamente rappresentata al Congresso, hanno rallentato le procedure. Nel 2013 solo una terra è stata assegnata. A questo si aggiungono i tentativi di limitare i diritti garantiti agli indigeni attraverso emendamenti costituzionali.

Un altro punto dolente evidenziato dal rapporto del Cimi è l’assistenza sanitaria alle popolazioni indigene, un campo nel quale lo Stato brasiliano è assolutamente inadempiente, con il risultato, tra l’altro, che il tasso di mortalità infantile tra i nativi è più del doppio della media nazionale. Non meno preoccupante il tasso di suicidi tra i minori indigeni: nel 2013, a togliersi la vita sono stati 73 minorenni. La situazione è particolarmente drammatica nel Mato Grosso do Sul, lo Stato in cui i conflitti per il possesso della terra restano più marcati e dove si registra anche il più alto tasso di omicidi: 33 nel 2013, pari al 62 per cento del totale. I dati pubblicati dallo studio forniscono informazioni anche sul razzismo e le discriminazioni di cui sono vittime gli indigeni: dal rifiuto di offrire loro lavoro, a quello all’accesso ai mezzi pubblici , alle scuole e agli altri servizi pubblici, agli insulti e offese verbali. (L.Z.)








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