2014-07-20 10:40:00

Italia alla scoperta del cicloturismo, ma molto rimane da fare


L’Italia vista dalla bicicletta piace ogni anno a quasi mezzo milione di persone e il trend è sempre più in crescita. A rivelarlo sono i dati della Borsa del turismo sportivo diffusi nei giorni scorsi, secondo i quali nel 2013 i cicloturisti che hanno visitato il Belpaese sono stati 450mila, cifra attesa anche per quest’anno. In testa alla classifica delle regioni più gettonate, spiccano Veneto e Toscana, da anni impegnate nello sviluppo delle politiche di rilancio di questo settore. Eppure, nonostante l’aumento delle presenze e la buona volontà di alcuni enti locali, l’Italia nel settore del cicloturismo rimane fanalino di coda dell’Europa. Federico Piana ne ha parlato con Claudio Pedroni, responsabile della Federazione italiana amici della bicicletta:

R. – Il cicloturismo, inteso proprio come scoperta del territorio con la bicicletta, è un’attività che tutti gli analisti danno in crescita ed in sviluppo, ed è sicuramente così. Basti pensare che noi abbiamo in Italia 50 tour operator specializzati in turismo in bicicletta, quando cinque anni fa erano solamente otto. Quindi, si capisce abbastanza bene che il segmento è in crescita.

D. – Però, per quale motivo noi italiani non riusciamo a sfruttare questo cicloturismo, che potrebbe portare tanti soldi nelle casse dello Stato italiano e delle Regioni? Per quale motivo molti turisti che arrivano soprattutto dalla Germania si fermano nel nord Italia? C’è probabilmente la mancanza di strutture e di infrastrutture che portano al sud?

R. – Se noi consideriamo la disponibilità di infrastrutture ciclabili di qualità nella provincia di Bolzano e nella provincia di Trento, sommiamo quasi 1.000 chilometri di piste ciclabili. E questo è il dato vero, il dato che può spostare i numeri del cicloturismo. Ecco perché quando andiamo a Bolzano e a Trento troviamo parecchi cicloturisti che parlano tedesco. Anche perché il mercato cicloturistico tedesco ha potenzialità enormi: sulla base delle stime della nostra associazione consorella tedesca, sono almeno 10 milioni i cicloturisti tedeschi.

D. – Però, se molte zone del Nord rimangono fortemente avvantaggiate, svantaggiato rimane il Sud insieme ad altre zone a macchia di leopardo anche dello stesso Nord. Quindi, manca l’idea dello sviluppo del cicloturismo?

R. – Oggi il turista in bicicletta deve farsi carico di cercare le informazioni, cercare con pazienza nei siti web per vedere se ci sono le informazioni per organizzarsi un proprio giro in bici. Da un paio d’anni c’è un percorso che unisce Londra con Parigi in bicicletta. Noi abbiamo mille cose tra Firenze e Roma o, meglio, tra Venezia, Firenze e Roma:, ci sono mille cose da vedere e ciò che è stato fatto e capito tra Parigi e Londra ancora facciamo fatica a farlo capire nel nostro Paese.

D. – Ma c’è qualche segnale di cambiamento, in senso positivo?

R. – Oltre al lavoro della Regione Veneto che oggi – è vero – è probabilmente la più attiva in questi temi, è di questi giorni un accordo con un protocollo di intesa tra la Regione Toscana e la Regione Umbria che si stanno mettendo d’accordo per mettere in rete i loro percorsi ciclabili. Ecco: questo è ciò che si deve fare.








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