2014-07-22 13:54:00

Libia: annunciati i risultati delle elezioni, ancora scontri


In Libia sono stati annunciati i risultati delle elezioni del 25 giugno scorso: si profila una vittoria dei candidati liberali sugli islamisti. Continuano intanto gli scontri a Bengasi, dove 16 persone sono morte, e a Tripoli, dove le vittime dei combattimenti tra milizie rivali sono 47. Gli aggiornamenti nel servizio di Davide Maggiore:

Dopo vari rinvii, è arrivato l’annuncio dell’alta commissione elettorale libica sui risultati del voto: assegnati 188 seggi parlamentari, mentre per altri 12 sono state registrate irregolarità. Difficile prevedere quali saranno gli equilibri del nuovo parlamento, poiché erano ammesse solo candidature individuali, senza liste di partito. Secondo alcuni osservatori e deputati neoleletti, però, i candidati definiti laici e liberali – una cinquantina - sarebbero in maggioranza rispetto agli islamisti, fermi a 30 seggi. Una valutazione definitiva sarà però possibile solo dopo la formazione dei gruppi parlamentari. Intanto, parte dell’aeroporto di Tripoli è stata distrutta durante gli scontri tra le milizie di Zintan, che controllano al momento lo scalo e quelle di Misurata che, insieme a forze d’ispirazione islamista, cercano di conquistarlo partendo dalle aree della capitale già sotto il loro controllo. Enormi i danni economici, stimati in un miliardo di dollari, e materiali: quasi tutti gli aerei sono ormai inutilizzabili. A Bengasi si scontrano invece l’esercito libico e una coalizione di milizie jihadiste e islamiste, che hanno preso d’assalto una caserma: proprio i soldati costituiscono la maggioranza delle vittime registrate nella principale città della Cirenaica.

 

Per una testimonianza riguardo la situazione sul terreno, Davide Maggiore ha raggiunto telefonicamente nella capitale libica un religioso cattolico, al quale garantiamo l’anonimato per motivi di sicurezza:

R. – Diciamo che è una situazione un po’ caotica. Le notizie qui non sono chiare, ma c’è una guerra tra le milizie, attorno all’aeroporto. La popolazione ne è toccata dal punto di vista pratico più che altro: c’è poca benzina, manca il gas… Purtroppo, in questi ultimi giorni ci sono stati degli scontri anche nell’abitato: uno scontro tra milizie. C’è la milizia di Zintan, un po’ più liberale, e poi ce ne sono alcune – la più grande è quella di Misurata – filo islamiste. Penso che lo scontro sia questo, più che altro.

D. – Per quanto riguarda lo stato d’animo della popolazione, come sta vivendo queste ore e questi giorni?

R. – La popolazione sta cercando di vivere religiosamente il Ramadan, ma è rattristata perché non c’è un governo forte, un’armata o polizia che possano controllare questi scontri. C’è questo senso di smarrimento e penso che questo sia lo stato d’animo, almeno della gente di Tripoli e forse anche di Bengasi, che stanno vivendo questi momenti da mesi, non da giorni, come noi a Tripoli.

D. – Voi come religiosi, in particolare, come vi comportate? Ci sono precauzioni particolari che dovete osservare, sia voi sia la comunità cristiana?

R. – Beh, prudenza come sempre. Purtroppo, dopo la rivoluzione c’è poco di sicuro e, allora, siamo tutti un po’ più prudenti del solito: stiamo attenti a dove andare e a stare in casa, quando ci sono questi scontri.

D. – Abbiamo accennato alla situazione di Bengasi, voi siete in contatto con Bengasi?

R. – Abbiamo il nostro vescovo lì e i nostri confratelli, anche tre comunità di suore. Stiamo sempre in contatto. Purtroppo la situazione a Bengasi è peggiore, perché come dicevo prima, è da mesi che soffrono questa insicurezza e questi scontri. Si va avanti, però, e si chiede al Signore il coraggio di andare avanti, nonostante tutto. In seguito al fatto di alcuni giorni fa, però, - l’uccisione di un operaio filippino, che è stato purtroppo decapitato vicino a Bengasi – l’Ambasciata filippina sta cercando di evacuare i filippini. Ma questo non so quanto sarà possibile, perché tutti gli ospedali qui in Libia dipendono molto dagli infermieri filippini.

D. – In questi giorni sono stati resi pubblici i primi risultati delle elezioni, che si sono appena svolte. La popolazione guarda a queste elezioni con speranza?

R. – Sì, un po’ di speranza c’è, anche se l’afflusso alle urne non è stato un gran che. Si spera tanto in un governo che abbia un po’ di forza, perché purtroppo i governi degli ultimi tre anni sono stati un po’ deboli. La gente cerca di avere istituzioni “a posto”, ma è una cosa che avviene veramente poco a poco, con tanti sforzi, e non sempre con successo, purtroppo. Le milizie, infatti, ancora sono forti, sono armate, e chi ha le armi sembra comandare, se non ufficialmente, di fatto.

D. – C’è un appello particolare che lei vuole rivolgere a quanti ci ascoltano attraverso la Radio Vaticana?

R. – Preghiamo per questo Paese così bello, con una popolazione così religiosa. Noi abbiamo speranza. Anche se non si tratta della democrazia occidentale, loro hanno tutte le possibilità di riconciliarsi, di andare avanti e di dialogare. Preghiamo che abbiano la forza di andare avanti e portare avanti questo Paese, la Libia.








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