2014-07-24 13:27:00

Iraq, il patriarca Sako scrive all'Onu: basta indifferenza verso i cristiani


Positive le reazioni internazionali all’elezione ieri in Iraq del nuovo presidente, il curdo Fuad Masum :Iran e Stati Uniti ribadiscono il loro pieno sostegno al Paese specie nella lotta al terrorismo. Intanto continua la violenta avanzata dello Stato islamico dell’Isis: l’Onu esprime preoccupazione per la supposta imposizione da parte degli Jihadisti delle mutilazioni genitali alle donne di età compresa tra gli 11 e i 46 anni. Il servizio di Barbara Schiavulli:

Dopo settimane di discussioni, litigi e prese di posizione, il parlamento iracheno ha trovato un accordo sul nuovo presidente, il curdo Fouad Massoum, lasciando per ultimo il delicato compito di nominare il primo ministro. Intanto il premier al Maliki ha incontrato il segretario delle Nazioni Unite Ban Ki Moon in visita in Iraq, insieme al Grand Ayatollah al Sistani, punto di riferimento religioso per gli sciiti iracheni. Sono 147 i morti di ieri, tra i quali 61 detenuti sunniti uccisi da due kamikaze mentre venivano trasferiti in una prigione alle porte della capitale. Continua da parte dell’Isis l’inesorabile cancellazione delle minoranze dal nord dell’Iraq, oltre i cristiani, dei quali sta distruggendo i luoghi sacri, come la tomba del profeta Jona costruita nell’ottavo secolo a Mosul, è fuga anche per gli Yazidi, gli Shabaks e i turcomanni.

Particolarmente drammatica resta in Iraq la situazione dei cristiani cacciati e perseguitati, e forte si leva, a questo proposito, la voce del patriarca dei caldei Louis Sako. Il suo è un appello alle Nazioni Unite affinchè ”il Consiglio di sicurezza non rimanga un semplice osservatore delle continue atrocità commesse dagli islamisti dello Stato Islamico”. Ma sentiamo le parole del patriarca Louis Sako, al microfono di Michele Raviart:

R. – Mille famiglie hanno lasciato Mosul, dopo la pubblicazione dell’ordine dell’Isis. Sono nei villaggi cristiani della Piana di Ninive e anche nelle città curde. Il Kurdistan e la Chiesa caldea hanno aiutato un poco queste famiglie, ma finora non sono state prese misure per aiutarle o per trovare una soluzione politica per loro. La gente, dunque, ancora è nel panico. Ieri hanno sentito dei bombardamenti vicino ad un villaggio e hanno lasciato le loro case. Io ho incontrato ieri il capo del Kurdistan e, tornando a Baghdad, ho incontrato il presidente del Parlamento e tanti politici. Sto cercando, dunque, con loro, un aiuto umano, ma anche politico.

D. – Cosa possono fare le istituzioni politiche irachene e che cosa chiede lei al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite?

R. – E’ triste vedere l’indifferenza del mondo intero verso ciò che il Medio Oriente sta vivendo. Sono perseguitati perché sono cristiani Sono pacifici. Sono innocenti, dunque. E questo è il grande scandalo. Il mondo intero deve muoversi per allontanare questi atti e chiedere a coloro, che finanziano questa gente – l’Isis -  di interrompere gli aiuti militari ed economici.

D. – L’Onu ha parlato appunto di crimini contro l’umanità e lei ha usato le parole durissime di “pulizia etnica”...

R. – Le parole e le condanne non bastano. Questi non capiscono! Bisogna fare pressione sui governi regionali. Noi siamo molto preoccupati anche del nostro patrimonio: ci sono chiese antiche a Mosul, dal V fino al X secolo, e queste chiese sono state bruciate, distrutte ed è tutto finito. Se esplode una nuova chiesa, ne possiamo costruire un’altra, ma questo patrimonio è storico e non lo è solo per i cristiani e per l’Iraq, ma per il mondo intero. Tutti devono agire e non solo guardare.

D. – C’è un’emergenza umanitaria. Di che cosa hanno bisogno i cristiani che sono fuggiti da Mosul?

R. – Sono stati cacciati e non hanno niente. Quelli di Isis sono entrati nelle loro case e hanno preso tutto. Non hanno un soldo! Noi, come Chiesa, diamo loro da mangiare, ma non basta, perché hanno altri bisogni. Domani ci sarà una marcia a Lione, come ha scritto il cardinale Barbarin, e questa marcia, questa vicinanza, ci dà la forza per non perdere la fiducia ed anche la speranza, altrimenti la gente lascerà, andrà via, e il Paese resterà vuoto.








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