2014-07-25 14:53:00

Bolivia, legalizzato il lavoro minorile: una necessità per i paesi poveri?


Il Parlamento boliviano ha approvato recentemente il nuovo Codice dei minori che dà la possibilità ai bambini di 10 anni di svolgere un lavoro autonomo e a quelli di 12 di essere lavoratori dipendenti. L'età minima legale per il lavoro restano i 14 anni, ma possono essere autorizzate eccezioni se non inteferiscono con lo studio. La decisione è stata salutata molto positivamente dall'unione boliviana dei sindacati dei bambini e adolescenti lavoratori che rivendicava da tempo il diritto al lavoro senza limiti di età. Alla modifica legislativa si sono invece opposti l'Unicef e l'Ilo, (Organizzazione internazionale del lavoro), che proprio in Bolivia porta avanti una campagna per l'eliminazione del lavoro minorile.  

Si tratta di una questione delicata da tempo sotto osservazione da parte di diversi organismi delle Nazioni Unite. Per molti paesi poveri, come la Bolivia, i bambini rappresentano infatti una risorsa economica. Per molte famiglie avere più figli significa, infatti, avere la possibilità di procurarsi più risorse. La condanna, senza mezzi termini, del lavoro minorile diventa in certi contesti molto più difficile. Tant'è che la stessa Unicef distingue il 'child labour'- il lavoro che porta allo sfruttamento e va quindi combattuto - dal 'child work', e cioè il lavoro che permette al minore di non abbandonare la scuola ma di partecipare all'economia familiare. Un bambino che non riesce a lavorare, in molti paesi dell'America Latina, è un bambino che non ha futuro.

La stessa Chiesa cattolica boliviana, e altre chiese latino-americane, sono molto prudenti su questo argomento. Il lavoro minorile potrà essere vietato drasticamente e reso illegale solo quando sarà possibile garantire alle famiglie povere un reddito alternativo. Resta una di quelle problematiche antropologiche, tante volte sottolineate dal Papa, che riguarda l'infanzia nel mondo e quindi il futuro dell'umanità.    

(a cura di Luis Badilla Morales e Fabio Colagrande)








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