2014-07-25 13:17:00

Cinema. Presentati i film in concorso al Festival di Venezia


Presentata la 71.ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia in programma al Lido dal 27 agosto al 6 settembre: opere scelte da tutto il mondo, registi noti e molti giovani, titoli attesi e tante scoperte, nel segno del rischio e dell’innovazione. Una Mostra dalla forte identità e vocazione internazionale, come l’ha descritta Paolo Baratta, Presidente della Biennale, e come l’ha realizzata il direttore Alberto Barbera. Il servizio di Luca Pellegrini:

Una Mostra del cinema che annovera un record storico: quaranta Paesi del mondo rappresentati con le loro cinematografie, numerose sorprese che possono arrivare dalla Georgia, dall’Azerbaijan, dalla Croazia, dagli Emirati Arabi Uniti e il Qatar, così come Macedonia e Serbia, oltre ai Paesi di grande tradizione, quest’anno soprattutto la Francia, con quattro film in concorso e altri titoli nella sezione "Orizzonti", segno di un’ottima annata per il Paese d’Oltralpe, quello che ha più colpito i selezionatori. Ottima presenza anche degli italiani: Martone con il suo film su Giacomo Leopardi, Costanzo, Ferrario, Munzi, Salvatores. Emergono temi forti e attuali, come le guerre di ieri e di oggi, le grandi crisi internazionali e i loro effetti sulle famiglie, la riflessione sulla politica, dittatori e genocidi, e il rapporto intimo con la letteratura, fonte di libera ispirazione per molti dei registi presenti al Lido. Anche un timido affacciarsi della commedia, però, una bella sezione dedicata ai documentari che approfondiscono il cinema e il rapporto di alcuni protagonisti della vita italiana con la settima arte - Andreotti e Gian Luigi Rondi - i tre nuovi film realizzati da giovanissimi nell’ambito del progetto "Biennale College". Una Mostra, dunque, che osa e si assume dei rischi, come commenta il suo direttore,  Alberto Barbera:

R. - Ci sono naturalmente anche film tesi, ma nello stesso tempo altri assolutamente inaspettati. Credo che questa sia una delle missioni principali che una mostra d’arte cinematografica deve darsi. Quindi, non soltanto accontentarsi del già noto e del prevedibile, ma andare alla ricerca di quanto di nuovo, di innovativo accade in giro per il mondo. Poi, ci sono tanti autori giovani che hanno voglia di raccontare storie diverse con la capacità comunque di emozionare, colpire, sorprendere, coinvolgere che, anche quando raccontano storie di Paesi lontani dal punto di vista geografico e culturale dal nostro, in realtà scopriamo di poterci identificare, riconoscere perché poi i temi sono sempre gli stessi, cioè quelli che hanno a che fare con l’individuo, con la crisi dei modelli sociali ed economici. Che il cinema di casa nostra sia più facilmente comprensibile è un pregiudizio: in realtà, le mostre servono per capire che esiste un cinema vivace, interessante, altrettanto bello e spettacolare rispetto al cinema che conosciamo che non arriva allo spettatore se non attraverso i festival.

D. - Anche il rapporto con la fede non manca nelle proposte della Mostra veneziana. Il film, fuori concorso, si intitola Discorsi con Dio:

R. - Il progetto di Guillermo Arriaga, un grandissimo scrittore messicano, un grande sceneggiatore che ha scritto tutti i primi film di Alejandro Iñárritu, divenuto regista in proprio, nasce l’idea di chiedere a un certo numero di suoi colleghi registi e amici di confrontarsi con il tema della religione, dell’esistenza di Dio. È un film prodotto da un regista islamico, da un ebreo, da un buddista, da un ateo, da un agnostico, quindi i diversi punti di vista delle diverse religioni e anche di chi non crede in Dio o non si preoccupa dell’esistenza di Dio. Tutto questo per confrontarsi con il tema della spiritualità che è sicuramente tornato ad essere un tema con il quale oggi in tutto il mondo le persone hanno voglia di confrontarsi.

D. - Omaggio in questo senso ai 50 anni del Vangelo secondo Matteo di Pasolini con un Convegno curato dall’Ente dello Spettacolo in programma il 1 settembre. E un omaggio al decano del cinema mondiale, Manoel de Oliveira, ancora sul set a centocinque anni. Per Barbera una sorpresa...

R. - Assolutamente sì! Quando ho ricevuto la mail del suo produttore che diceva che Oliveira aveva appena completato un cortometraggio di 19 minuti e che lo proponeva per Venezia, devo dire che lo abbiamo preso praticamente a scatola chiusa: come si fa a non essere incuriositi e affascinati da un personaggio così straordinario come Manoel de Oliveira?








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