2014-07-25 11:51:00

Mons. D'Alise: Francesco a Caserta scuoterà le coscienze


Sono oltre 200 mila i fedeli attesi per domani a Caserta alla Messa che alle 18.00 Papa Francesco presiederà davanti alla Reggia, nel giorno di Sant'Anna, patrona della città. Prima della celebrazione, alle 16.00, l’incontro del clero locale con il Papa. Poche dunque le ore che Francesco trascorrerà nella città, ma questa sua prima visita in Campania – altra regione meridionale segnata da problemi gravissimi, dalla mortifera presenza della camorra ai veleni della “Terra dei fuochi” – ha dato vita sin dall’annuncio a grandi attese e speranze. Mons. Giovanni D’Alise, recentemente nominato dal Papa vescovo di Caserta, parla di un grande dono fatto alla diocesi e alla città tutta. Francesca Sabatinelli lo ha intervistato:

R. – La gioia non è solo mia. Io sto vedendo una città in fermento, ma non solo la città, anche molte persone dalle altre parti della Campania saranno presenti. Noi siamo in attesa di una parola del Santo Padre, perché qui a Caserta viviamo anche, come tutti ripetono continuamente, una situazione difficile. Io sono vescovo qui da due mesi e la frase che più ho sentito dire è stata “situazione difficile”, a livello civile ma anche a livello ecclesiale. Quindi, la visita del Papa sarà per noi di consolazione e incoraggiamento.

D. – Una magnifica terra che però purtroppo ha un’aria in tutti i sensi irrespirabile. Che cosa spera che poi le parole del Papa possano lasciare?

R. – E’ proprio vero. Io ho fatto presente al Papa questa situazione, ma il Santo Padre è già aggiornato e ha fatto già qualche intervento nel suo Magistero. Noi speriamo che abbia da dirci qualche parola non solo di incoraggiamento ma anche di guida, del come comportarci, perché noi siamo immersi in queste problematiche. Per esempio, la presenza della malavita organizzata: qui è sottile ma si sente. Come anche è difficile per i giovani. La disoccupazione è tanta e io soprattutto spero tanto che il Papa ci dica una parola anche per le nuove generazioni. Noi come impegno fondamentale abbiamo quello di non scoraggiare i giovani, di dare qualche possibilità per quello che è possibile, ma soprattutto ci aspettiamo una parola decisiva dal Santo Padre. Come la gente ha risposto a questo annuncio della visita del Papa mi dà fiducia, mi fa avere fiducia che non sarà solamente un venticello che smuove un po’ di polvere, ma sarà certamente qualcosa che penetra nella profondità del terreno delle nostre vite e anche delle relazioni nella nostra società. Però tutto è nelle mani della Provvidenza. Noi siamo in attesa, noi soprattutto come clero, come laici impegnati, siamo in attesa di una parola, ma soprattutto siamo riconoscenti al Santo Padre, perché tutto è nato dal suo cuore. Questa visita improvvisa, che io definisco ufficiale, ma familiare, questa visita certamente scuoterà le coscienze.

D. – Quanto è difficile portare la Parola di Dio in questo momento in questa terra? Quanto è difficile essere sacerdoti qui?

R. – Lo è certamente, ma non è più difficile di altri momenti storici, perché la proposta cristiana incontra sempre le avversità di un modo di vivere ormai consolidato. Questo è stato in tutte le epoche. Lo è ancora di più oggi, ed è certamente difficile. Rispondere alla vocazione di essere sacerdote significa mettersi completamente nelle mani di Dio e al servizio del popolo. Queste due cose sono inscindibili e fondamentali e ciò che il popolo ci chiede a tutti i livelli, compreso quello religioso, è qualcuno che condivida fino in fondo la vita feriale, che in molti momenti, e in questo particolarmente, è veramente difficile. Qui non c’è solo degrado, ma c’è tanta gente che vuole non una riscossa ma una ripresa. Ed è volenterosa e c’è bisogno solo di prenderla un attimo per mano e incoraggiarla.








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