2014-07-26 11:08:00

Macerata. All'Opera Festival La Traviata diretta da una donna


Al "Macerata Opera Festival", è salita sul podio la terza direttrice d’orchestra cui è affidata la 50.ma edizione della kermesse, dal titolo “L’Opera è donna”. E’ l’italiana Speranza Scappucci, romana, per tanti anni al fianco di Riccardo Muti, che ha diretto "La Traviata" di Giuseppe Verdi, regia di Henning Brockhaus e scene di Josef Svoboda. “Un’edizione speciale quest’anno, a Macerata, pensata per rilanciare il ruolo della donna alla direzione d’orchestra, ruolo ancora troppo raro in Italia”, spiega Speranza Scappucci al microfono di Gabriella Ceraso:

R. – Il mestiere di direttore d’orchestra è stato molti anni quasi esclusivamente maschile. Non era pensabile che una donna potesse lasciare la casa e girare per il mondo... E’ un fatto storico che si lega anche a tutte le altre professioni. Qualche anno fa, una ventina o trentina di anni fa, si sono affacciate invece le prime donne: Simone Young, Giulia Jones appunto, che dirige qui a Macerata, e in un certo senso hanno aperto la strada a noi che siamo di una generazione più giovane. Io spero di poter dare l’esempio a tante giovani musiciste che si pongono il problema di studiare direzione d’orchestra o di voler tentare la carriera sul podio. Oggi, infatti, c’è spazio veramente per tutti, viviamo in un mondo molto più aperto e molto più variegato.

D. – Un carattere femminile lo può avere un direttore d’orchestra, dando una particolare lettura, per esempio, ad un’opera...

R. – No, non credo. In musica non esistono il femminile e il maschile: esiste l’interprete che, uomo o donna che sia, ha una sua sensibilità, una sua visione della musica e della connessione della musica con le parole e quindi non si può dire che una donna o un uomo capiscano meglio o peggio un personaggio.

D. – Che particolarità ha la vostra Traviata in questa circostanza e proprio allo Sferisterio di Macerata?

R. – Credo sia stata scelta La Traviata perché 20 anni fa o 22 anni fa ebbe la sua "prima" – questo spettacolo famosissimo – proprio qui a Macerata e credo sia stata scelta come opera simbolo del Festival, cioè quella che è durata di più negli anni.

D. – Quale è la sua originalità? Che tipo di opera, quindi, dovranno attendersi gli spettatori?

R. – La Traviata di Brockhaus è chiamata “La Traviata degli specchi”, in quanto tutta la scenografia ha uno specchio gigantesco, nel quale si riflette tutto quello che avviene sul palcoscenico, ed è un effetto visivo fantastico. E’ un cast di giovanissimi, di giovani promesse, con le quali io ho lavorato moltissimo al pianoforte, cercando di creare i colori che sono scritti sulla pagina. Il fatto di farla praticamente integrale, poi, per chi non ha mai visto La Traviata senza tagli può essere una novità, anche se è stata fatta diverse volte in passato.

D. – Tu hai diretto Rossini, Mozart, Pergolesi, Verdi con particolare successo. Cosa è che ti lega invece proprio a Verdi?

R. – Ma, io credo che tutti gli italiani, in un certo senso, sono legati a Verdi, perché è un compositore che ci rappresenta come popolo e che, in un certo senso, ci portiamo nel sangue anche senza saperlo. Debuttare in Italia, dopo avere diretto già in altre parti nel mondo, con questo titolo, per me è un grande onore.

D. – Tu hai fatto una carriera da pianista e ora sei sul podio. E’ stata dura?

R. – Da una parte dura e dall’altra mi ritengo molto fortunata. E’ una vita fatta, comunque, di grandi sacrifici, ma che però, con l’impegno e la volontà di far bene le cose, nel mio caso specifico mi ha molto ricompensata. Credo che, comunque, il musicista e l’artista non si debba mai fermare a un gradino. Ho sempre pensato che, arrivata a un certo punto, dovessi andare oltre e fare qualcos’altro. Per esempio, arrivare al podio non è stato un progetto scelto con razionalità, è semplicemente successo.








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