2014-07-27 11:27:00

Il "Mikta" intensifica gli incontri


Si intensificano gli incontri del cosiddetto gruppo "Mikta", che riunisce Messico, Indonesia, Corea del Sud, Turchia e Australia. Si tratta di una piattaforma informale che vede questi 5 Paesi, caratterizzati da economia aperta e sistema democratico, ritrovarsi insieme con l'obiettivo di ritagliarsi un posto specifico sulla scena internazionale. Ma da quale esigenza nasce il "Mikta"? Fausta Speranza lo ha chiesto al direttore dell’Istituto Affari Internazionali, Ettore Greco:

R. - Nasce da un’esigenza che questi cinque Paesi hanno avvertito di creare una “piattaforma” di consultazione, di discussione, sui problemi della governance globale, quindi sulle nuove forme di gestione dei problemi a livello globale. Questi Paesi sono - e si considerano - della potenze emergenti; non sono le grandi potenze dominanti, ma hanno un ruolo molto importante a livello regionale. Pensano quindi di dover svolgere - e di avere le potenzialità per poter di svolgere - un ruolo importante a livello globale. Sono tutti Paesi che appartengono al G20. C’è quindi un’esigenza dichiarata di costituire un gruppo che all’interno di quello più vasto formato dai 20 Paesi più importanti del mondo che si riuniscono nel G20, possa influire sull’Agenda di questo gruppo che viene identificato come uno degli organi più importanti per riuscire a promuovere nuove forme di governance mondiale.

D. - Dunque, in definitiva, al centro di tutto ci sono gli equilibri mondiali. C’è qualcosa da ristabilire dal punto di vista con questi Paesi?

R. - Sì, questo è il punto fondamentale. Questi Paesi, come d’altronde anche i Paesi che si riconoscono in un altro gruppo di cui invece si parla molto, il "Brics" (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), hanno interesse a nuovi equilibri a livello mondiale basati su una diversa distribuzione di potere, di oneri e responsabilità fra i vari Paesi. Questo è uno dei problemi cruciali del nostro tempo. È evidente che le istituzioni attualmente funzionanti sono state costituite in un periodo storico molto diverso; nel Dopoguerra gli equilibri fra i Paesi erano evidentemente molto diversi da quelli attuali. In particolare questo riguarda le istituzioni finanziarie internazionali, e non solo; riguarda naturalmente anche le Nazioni Unite. C’è quindi la necessità di trovare nuove forme che consentano di distribuire diversamente il potere tenendo conto di questi pesi che sono cambiati; basti pensare alla crescita economica di queste nuove potenze, ai fattori demografici … Questa sfida di Paesi occidentali che sono un po’ al centro dell’attuale sistema non hanno saputo finora rispondere in modo efficace, anzi addirittura, stanno bloccando - in particolare gli Stati Uniti - delle riforme che sono assolutamente essenziali - per esempio all’interno del Fondo monetario internazionale - per realizzare questa diversa distribuzione di poteri e di responsabilità.

D. - Indubbiamente ci sono degli elementi che li accomunano, ma questi Paesi sono anche molto diversi; vengono da aree geografiche completamente diversi, da continenti diversi … Sicuramente ci sono degli elementi da sottolineare …

R. - Sì, lo dicono esplicitamente nelle dichiarazioni ufficiali. Fra loro sono evidentemente molto diversi, appartengono a situazioni geografiche, geopolitiche diverse l’una dall’altra, ma sottolineano anche che hanno delle caratteristiche e dei valori in comune, innanzi tutto perché sono delle economie dinamiche e in crescita, ma anche perché sono tutti Paesi che si riconoscono nei principi di democrazia di stampo occidentale - ovviamente con alcune differenze ma sostanzialmente è questa la realtà - e in quelli di economia di mercato. Questo naturalmente li distingue da Paesi come la Russia, la Cina che chiaramente non riconoscono allo stesso modo questi valori.

D. - Dunque, questo ponte che creano tra loro in base a questi valori può anche costituire un elemento di stabilità per il futuro?

R. - Sì, questa è la scommessa. Naturalmente questo gruppo poi deve consolidarsi e dimostrare che può agire e parlare con una sola voce. E questa è sempre una grande sfida.








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