2014-07-28 14:33:00

Un anno fa la scomparsa di p. Dall’Oglio. Mons. Zenari: abbiate pietà


Domani, sarà un anno dalla scomparsa di padre Paolo Dall’Oglio, gesuita romano, scomparso in Siria il 29 luglio 2013, rapito - si ipotizza - da estremisti islamici vicini ad al Qaida. Un tempo di attesa troppo lungo “anche per un luogo di guerra e sofferenza infinita come la  Siria”, affermano i familiari del sacerdote in messaggio video oggi sulla rete:

“Chiediamo ai responsabili  della scomparsa di un uomo buono, di un uomo di  fede, di un uomo di pace, di avere la dignità di farci sapere della sua sorte. Vorremo riabbracciarlo ma siamo anche pronti a piangerlo”. 

Attivista del dialogo tra cristiani ed islamici - padre Dall’Oglio, 59 anni, ha fondato in Siria, dove vive da 30 anni, la comunità monastica ecumenica “Mar Musa” ed è stato spesso impegnato in missioni di pace. Col passare dei mesi, si dispera per la sua salvezza. A che punto sono le ricerche e i tentativi di contatti con i sequestratori? Roberta Gisotti ne ha parlato con mons. Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria:

R. – Avvicinandosi l’anniversario, in questi giorni c’è un misto di tristezza e, vorrei anche dire, di speranza. Occorre ancora, sempre, sperare! Tutte le istanze interessate si danno da fare, esaminando ogni possibile pista. Finora, per quanto ne sappia, non c’è purtroppo ancora nessun elemento concreto, sicuro e affidabile che faccia avvalorare un’ipotesi o l’altra. Ci sono voci spesso contrastanti, per cui direi che ogni ipotesi è aperta. C’è, dunque, tristezza, ma anche speranza. E vorrei anch’io rivolgere un accorato appello a quanti sono responsabili del sequestro, richiamando i sentimenti universali di umana compassione: abbiate pietà del profondo dolore dei suoi familiari e di quanti l’hanno conosciuto e stimato, date notizie sulla sua sorte. Questo mio accorato appello vale anche per gli altri quattro ecclesiastici – due vescovi ortodossi e due sacerdoti, uno ortodosso e uno cattolico – tutt’ora sequestrati. E vale anche per tutti i sequestrati, e sono numerosi, sia siriani che stranieri.

D. – Oggi, la Siria appare tutt’altro che pacificata dopo la rielezione nel giugno scorso del presidente uscente Assad. E preoccupa la presenza sempre più invasiva dei jihadisti dello Stato islamico. Ecco, in questa situazione, appare ancora più difficile che le armi tacciano...

R. – Purtroppo, ci sono ancora focolai di conflitti, zone di conflitti, molto aspri. Per esempio, al nordest, all’Eufrate, ci sono scontri molto accaniti tra esercito regolare e membri dello Stato islamico o califfato. Da mesi ci sono aspre lotte tra gli stessi gruppi armati, rivoluzionari, di Isis e al Nusra, e tra questi e altri gruppi: il Fronte islamico, i curdi e l’Esercito libero siriano. Anche a Damasco la situazione non è ancora sicura. Nei giorni scorsi, ci sono stati aspri combattimenti tra forze regolari e ribelli, in particolare tra ribelli meno estremisti e ultraradicali dello Stato islamico. C’è ancora poi tutta la zona al nord. C’è Aleppo, dove una parte della città, quella sopra i ribelli, è bombardata continuamente da tempo con distruzioni e vittime, e l’altra parte della città, a ovest, dove ci sono i quartieri cristiani, è sotto la pioggia dei mortai. Lì, proprio tre giorni fa, è stata colpita, credo per caso, la chiesa di San Demetrio, una chiesa greco-cattolico-melchita. Ci sono stati danni alla chiesa e, purtroppo, 11 persone di una famiglia che stava consumando la cena sono morte. Qualche settimana fa, è stata colpita la cattedrale e l’episcopio siro-melchita. Andando più ad ovest, alcuni giorni fa è stato colpito il convento dei Padri francescani, si pensa per sbaglio. In questa situazione di insicurezza, quello che preoccupa è l’aspetto umanitario. Ci sono sfollati in aumento e una povertà crescente. Secondo le statistiche dell’Onu, sono più di 10 milioni i siriani, su una popolazione di 23, che hanno bisogno di assistenza umanitaria, compresi i circa 240 mila che sono assediati.

D. – Quindi, è indispensabile che la comunità internazionale non distolga lo sguardo dalla Siria, dove mi sembra si stiano concentrando tutti i problemi della regione mediorientale e dove si giocheranno gli equilibri del futuro...

R. – Questo conflitto siriano è già sconfinato da tempo in Libano, per esempio, creando problemi, vista la grande massa di rifugiati, per le conseguenze che questo comporta in un piccolo Paese. E questo fuoco è sconfinato anche in Iraq, in questi ultimi giorni. Poi, ci sono altre nazioni vicine che stanno soffrendo le conseguenze di questo conflitto siriano e purtroppo se ne parla sempre meno. Sta diventando un conflitto dimenticato, un’altra disgrazia che si aggiunge alla tragedia della sofferenza delle persone. 








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