2014-07-28 13:04:00

A Tripoli incendio a deposito di carburante


A Tripoli, lacerata da 2 settimane di conflitto, una nuova catastrofe si è abbattuta sulla popolazione. Un razzo ha colpito ieri un deposito di carburante vicino all’aeroporto della capitale libica provocando un incendio a catena. Fiamme incontrollabili si sono propagate a una seconda cisterna bruciando sei milioni di litri di combustibile. Le autorità hanno chiesto agli abitanti locali di allontanarsi dalla zona. Il timore è che l’incendio possa raggiungere un maxi gazometro contenente 90 milioni di litri di gas liquido. Intanto da Bengasi Padre Amado Baranquel, francescano, denuncia una situazione di crescente terrore per i cristiani. Racconta che "le sparatorie sono continue, anche intorno al centro della città, e c’è poca libertà di movimento, soprattutto per i cristiani”.  I fedeli - dice -  “hanno persino paura di andare in Chiesa, perché temono di essere rapiti”. Di recente un lavoratore filippino è stato prelevato, riferisce il religioso, “dall’auto dell’azienda per cui lavorava, perché era l’unico cristiano, e poi decapitato”. Per ragioni di sicurezza anche le congregazioni religiose femminili hanno dovuto abbandonare la città: le suore di carità dell’Immacolata concezione d’Ivrea, e quelle indiane della Santa Croce sono state fatte rientrare a Roma via Tunisi. “Due sorelle - riferiscono dalla casa generalizia delle suore d’Ivrea - sono rientrate venerdì a bordo di un aereo militare, le altre sei sabato, con un volo di linea”. Sono tutte “in salute” anche se spaventate”. 

I timori dei cristiani derivano dalla presenza di brigate islamiche - “d’ispirazione qaedista”, sostiene padre Baranquel - osteggiate, però, dalla maggioranza della popolazione. La “speranza di un cambiamento” potrebbe arrivare dalla formazione di un nuovo governo dopo le elezioni parlamentari del 25 giugno: secondo i risultati diffusi la scorsa settimana, i candidati laici avrebbero prevalso su quelli vicini alle forze islamiche. (R.P.)








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