2014-07-29 12:09:00

Usa: 2013 anno nero per la libertà religiosa nel mondo


Il 2013 è stato un anno nero per la libertà religiosa nel mondo, con un record di spostamenti forzati di minoranze vittime di violenze e persecuzioni. E’ quanto emerge dal rapporto annuale del Dipartimento di Stato americano diffuso ieri a Washington. “In quasi ogni angolo del globo milioni di cristiani, musulmani e credenti di altre religioni sono stati costretti ad abbandonare le proprie case a motivo della loro fede”, afferma il documento, secondo il quale, nonostante qualche esempio positivo di solidarietà e di collaborazione interreligiosa, resta ancora molto cammino da fare su questo fronte.

Per quanto riguarda la repressione degli Stati , il record negativo continua ad essere detenuto dalla Corea del Nord, il cui regime vieta qualsiasi attività religiosa. Pesanti limitazioni per le comunità che non sono affiliate alla religione di Stato, si registrano ancora in Paesi come l'Arabia Saudita, l’Iran e Sudan, mentre in Cina, a Cuba e nelle Repubbliche del Caucaso le attività religiose sono strettamente controllate dallo Stato. In Eritrea i membri di gruppi religiosi non riconosciuti dal regime rischiano pesanti sanzioni: nel 2013 almeno 1.200 persone sono state arrestate per la loro appartenenza di fede. Anche in Myanmar, nonostante le aperture democratiche del governo birmano, le violenze contro la minoranza musulmana hanno causato l’anno scorso un centinaio di morti e costretto alla fuga 12mila persone dalla città di Meikttila.

In allarmante crescita l’intolleranza e le violenze da parte di movimenti estremisti, come Boko Haram in Nigeria. Particolarmente drammatica la situazione nelle aree di conflitto: dal Centrafrica, dove gli scontri tra i miliziani del Seleka e degli anti-Balaka hanno causato 700 morti tra cristiani e musulmani nel solo mese di dicembre, alla Siria a tutto il Medio Oriente dove la presenza cristiana si sta assottigliando sempre di più.

Non accennano a diminuire poi le violenze contro le minoranze religiose in Sri Lanka da parte dei nazionalisti buddisti, mentre in Bangladesh sono aumentati gli attacchi dei fondamentalisti musulmani contro i luoghi di culto in particolare indù, e in India nel 2013 sono proseguiti gli scontri settari tra musulmani e induisti.

Secondo il rapporto del Dipartimento di Stato gli attacchi alla libertà religiosa si verificano anche in Europa. È il caso della Russia che usa le leggi contro l’estremismo per restringere le libertà religiosa delle minoranze, mentre in diversi Paesi dell’Unione Europea, tra i quali il Regno Unito, la Francia, la Germania e l’Italia è in preoccupante ripresa l’anti-semitismo, come indicano i vari forum sul web e gli episodi di violenza verbale negli stadi di calcio. (A cura di Lisa Zengarini)

In tutto il mondo aumentano discriminazioni e violenze per motivi di fede. E’ quanto emerge dal “Rapporto sulla libertà di religione 2013” a cura del Dipartimento di Stato americano. Il dossier punta l’attenzione, in particolare, sugli attacchi contro le comunità cristiane in vari Stati. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

In ogni angolo del pianeta sono in aumento abusi,discriminazioni e violenze per motivi di fede. Ma quali le cause? Risponde il prof. Roberto Tottoli, docente di islamistica all’Università Orientale di Napoli:

 “Dipende sostanzialmente da una serie di ragioni politiche, da regione a regione. Sicuramente nel mondo musulmano oggi la crescita esponenziale dell’influenza, della presenza dei gruppi jihiadisti e la polarizzazione sull’appartenenza all’islam di queste popolazioni, hanno determinato la profondissima crisi di tutte le comunità cristiane, dall’Iraq alla Siria ma anche in Africa subsahariana; quindi, si registra una vera e propria emorragia che lascia davvero presagire quasi la fine di alcune comunità storiche. Poi, ci sono alcune realtà contingenti in altri Paesi: l’Occidente, per certi versi, ha ripresentato problemi di questo tipo dopo l’11 settembre del 2001; quindi anche le ondate “islamofobiche” hanno determinato questo. Iran, Arabia Saudita e la stessa Cina hanno comunque storicamente, negli ultimi decenni, legislazioni anti religiose”. 

 Destano grande preoccupazione le limitazioni alla libertà religiosa in vari Stati – tra cui Cina, Corea del Nord, Iran Eritrea ed Arabia Saudita – e gli attacchi in Egitto contro la comunità cristiana copta. Milioni di persone sono state inoltre costrette ad abbandonare le loro case a motivo della loro fede. In Siria e Iraq le comunità cristiane sono vittime, in particolare, di ‘sfollamenti di massa’.

 “In Iraq, in particolare in Siria, sicuramente il crollo di regimi totalitari - che ha ristretto le libertà politiche e che però garantivano almeno la libertà di culto per le minoranze cristiane - ha determinato il fatto che queste minoranze si sono trovate esposte ad una situazione molto più dinamica che purtroppo è degenerata in una guerra civile. Una guerra che ha visto prevalere gruppi jihiadisti - caratterizzati da una forma particolare di adesione all’islam - con la conseguenza immediata di mettere a repentaglio queste comunità storiche che rischiano veramente di scomparire, in una situazione politica sul terreno che è degenerata e che non lascia trasparire nessuna soluzione positiva”.

 Si registra anche l’impennata di sentimenti anti-semitici e anti – islam in diversi Paesi dell’Unione Europea. Ancora il prof Roberto Tottoli:

 “Purtroppo anche la crisi israeliana, in qualche modo, ha determinato il riaffiorare di sentimenti di questo tipo. Anche il post 11 settembre ha radicato in molte realtà – soprattutto del Nord Europa e negli stessi Stati Uniti – sentimenti di tipo anti islamico che vanno leggermente scemando, ma che, in ogni occasione di crisi di questo tipo, riaffiorano in maniera sinistra. Quindi, sono sicuramente segnali molto sinistri ai quali la politica, per ora, non sembra aver trovato ‘antidoti’, o comunque capacità per intervenire”.








All the contents on this site are copyrighted ©.