2014-07-30 14:05:00

Libia: ancora disordini. Mons. Martinelli: "Pregate per noi"


In Libia, sono almeno 50 i cadaveri trovati stamani nella base delle Forze speciali conquistata dai miliziani islamici a Bengasi dopo 48 ore di  battaglia. Nella capitale è stato invece rilasciato l’ex vicepremier Abushagur, vittima di un sequestro-lampo, ed è in corso il rimpatrio di numerosi cittadini britannici e francesi, tra cui l’ambasciatore di Parigi. Rapita per alcune ore e violentata da un gruppo di ignoti a Tripoli un’infermiera filippina. Si pensa ad una ritorsione dopo l'evacuazione di 3.000 filippini che lavoravano nel Paese come infermieri o medici.  L'ulteriore aggravarsi della sicurezza in Libia ha portato ad anticipare dal 4 al 2 agosto la prima riunione del nuovo Parlamento libico, definita di "emergenza", e a spostare la sede da Bengasi, a Tobruk. Da Tripoli, arriva anche la testimonianza del vicario apostolico, mons. Innocenzo Martinelli, raggiunto telefonicamente in città da Davide Maggiore:

R. – Per quanto riguarda la comunità cristiana, devo sottolineare che molti cristiani sono partiti un po’ perché hanno paura. Coloro che sono rimasti sono in prevalenza filippini che operano soprattutto negli ospedali. Quindi, la loro opera è quanto mai preziosa in questo momento. Diciamo che ringraziamo il Signore per questa comunità che è molto presente, molto attiva e molto fervente. Noi confidiamo anche nelle loro preghiere, perché la Libia si trova in una situazione particolare. Non si è mai verificata una cosa del genere nel Paese. Noi abbiamo fiducia che il buon senso e soprattutto la pace possano prevalere.

D. – C’è un appello che lei vuole fare da Tripoli a coloro che ci ascoltano attraverso la Radio Vaticana?

R. – Il mio appello, pressante, è quello della preghiera. Credo realmente che la preghiera sia potente, al di là di tutte le diplomazie e di tutti gli incontri di ordine pacifico. Quindi, invito la comunità cristiana che ci ascolta a pregare per noi: pregare perché la gente, i capi, i responsabili possano essere disponibili a questo invito alla pace.








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