2014-08-01 17:48:00

Argentina, default. Milia:"Lo Stato crei lavoro. Non può pagare la dignità della gente".


"Penso che la gente in Argentina, afferma lo scrittore e giornalista argentino, Jorge Milia, non abbia le idee chiare su quello che potrà succedere. Ha parlato la presidente per la quale tutto questo è colpa di altri. Per me non è così. Il governo ha il diritto di essere in disaccordo con tribunale statunitense, ma quello che non si può fare è disubbidire. Credo che i tempi per noi saranno difficili, ma in questo momento in Argentina è tutto come ieri". La decisione del tribunale Usa che conseguenze potrà avere sulla gente in Argentina? "Le conseguenze non sono immediate. Non oggi. Saranno conseguenze per il domani. Ci saranno più disoccupati, alta inflazione, problemi per l’industria e per la piccola impresa che ha la manodopera maggiore". Milia, tuttavia, non crede che il default economico possa favorire anche una riflessione politica. "Perché non è la prima volta che accade. Non è la prima volta che vedo accadere tutto ciò. La gente pensa che si può vivere bene, ma poi non vuole pagare il prezzo di tutto ciò. Non siamo un Paese ricco. Ha molte opportunità per produrre ricchezza. Ma è essenziale il lavoro e noi non vogliamo lavorare. Non si può vivere con l’idea di un perenne aiuto pubblico dello Stato. Lo Stato poteva creare lavoro, ma non può pagare tutti i mesi una quantità enorme di gente, perché non si può pagare la dignità della gente". Ma l’opinione pubblica argentina che dice? "La gente comune crede a quello che dice il governo. Ma sappiamo che non è così. Penso che le Istituzioni non abbiano la volontà di arrivare ad un accordo. Il problema è veramente complesso. Arrivare al gennaio 2015 è una prima possibilità per ridurre il problema, ma non so quale sarà l’esito finale. Ci sono molte campane in questo momento. Credo che nel giro di una settimana il futuro dell’Argentina possa essere più chiaro".  

Per l'economista italiano, Stefano Zamagni, si tratta di un "fallimento selettivo. Quello del 2001 fu un default generale dello Stato argentino. A seguito di questo, se l'Argentina dovrà emettere nuovi titoli di debito, certamente non troverà sottoscrittori in grado di anticipare i soldi. Il Paese, infatti, è stato ulteriormente declassato dalle agenzie di rating. Il problema, a questo punto, non è tanto di stabilità interna, perché il debito pubblico del governo argentino è un debito nei confronti dei sottoscrittori stranieri, americani in questo caso, che per avere ragione del loro credito si sono rivolti alla giustizia che si è comportata in maniera legalistica, non legale". "Cioè, spiega il prof. Zamagni, ha applicato la norma di legge alla lettera non cogliendone lo spirito più generale. Con un governo della finanza, come auspicato dal Papa, casi di questo tipo si risolverebbero in altro modo". "Ma il punto è che l’Argentina è un caso unico perché ogni 10, 15 anni ha sempre gli stessi problemi. Il che vuol dire che il problema per il Paese è che ci sono istituzioni economiche sbagliate. L'Argentina, che fino al 1920 era una delle potenze economiche più avanzate del mondo, ed oggi è un Paese virtualmente ricco di materie prime e possibilità".

"Perché, prosegue il prof. Zamagni, non riesce a trasformare questa ricchezza virtuale? Perché le regole economiche privilegiano la vendita, anziché il profitto e il salario. E quando la rendita si mangia il profitto e il salario, le famiglie soffrono. Oggi nel Paese ci sono sacche di povertà crescente. Ma soffrono anche le imprese che non avendo profitto, non investono. Allora, il governo deve rivolgersi agli stranieri per avere credito. Una regola di buon governo è che prima di rivolgersi all’estero, il governo deve rivolgersi ai propri cittadini. Il fatto è che i cittadini argentini non si fidano delle proprie istituzioni politiche perché ritengono che le loro istituzioni abbiano scritto regole del gioco sbagliate". "Un secondo effetto, conclude Zamagni, è che il tasso d’inflazione per la perdita di credibilità a livello internazionale, aumenta. E quando un Paese perde credibilità, i tassi di interesse devo essere elevati. L'inflazione è al 40%. Un problema che, non oggi, ma nei prossimi mesi potrebbe essere pericoloso per l’Argentina".

 

 








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