2014-08-02 15:34:00

Nuova superiora Istituto Ravasco: ascoltare i giovani col cuore di Gesù


Suor Graziella Montemagni, 66 anni, toscana, è la nuova superiora delle Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria (Istituto Ravasco): è stata eletta dal Capitolo della Congregazione riunito in questi giorni a Roma. La Congregazione, fondata poco dopo la metà del 1800 a Genova dalla Beata Eugenia Ravasco, conta oggi oltre 400 religiose presenti con le loro opere in Europa, America Latina, Asia e Africa. Sul carisma dell’Istituto, Sergio Centofanti ha intervistato la stessa suor Graziella Montemagni:

R. - E’ una domanda complicata, però rispondo così: l’amore del Padre, che vuole la salvezza di tutti noi, ha mandato il suo Figlio dal cuore mite e umile, che si fa dono nell’Eucaristia. Il nostro carisma riguarda i cuori e dunque ne discendono le opere con lo scopo di fare del bene per amore del cuore di Gesù. Chiaramente nella spiritualità mariana diciamo che Maria è la prima discepola dal cuore immacolato che batte all’unisono con quello del Figlio.

D. - In quali campi, in particolare, siete impegnate?

R. - Siamo impegnate nel campo educativo, sin dall’inizio. Già a Genova, ai tempi in cui Madre Eugenia era viva, questo era il nostro campo. Chiaramente è partito come oratorio: la stessa fondatrice andava nelle zone del porto a portare consolazione sia in senso spirituale, che in senso materiale. E poi ha avuto di mira la scuola e ha lavorato molto per la scuola e per ottenere il riconoscimento perché sosteneva che se la società - lei è vissuta nella seconda metà dell’Ottocento, un periodo di scristianizzazione - in qualche modo deve cambiare, cioè diventare cristiana, ha bisogno di maestre che prepareranno le mamme a formare i figli e dunque gli uomini della società.

D. - Con quale realtà giovanile vi incontrate?

R. - Noi incontriamo i giovani delle famiglie di oggi. Giovani che sono certamente fragili: magari hanno tante cose, compresi i soldi nonostante la crisi, però sono fragili. Hanno una personalità non solida, con difficoltà a scegliere; giovani che comunque - se si tocca loro il cuore - sono disposti ad ascoltare e a lasciarsi formare. Esigono soprattutto tanto ascolto da noi.

D. - Come si riesce ad entrare nel cuore di un giovane di oggi?

R. – Io penso subito all’accoglienza: mostrare di essere accoglienti con l’atteggiamento. E poi favorire il lasciarli parlare, perché hanno bisogno semplicemente di parlare. Nessuno di noi, forse quando parla con un altro, ha bisogno di sentirsi risolti i problemi, quanto piuttosto di esporli, perché si sa che non sempre si possono risolvere i problemi degli altri. Il giovane - come del resto tutte le persone - ha bisogno di questo: di essere ascoltato! Quando si è creata la fiducia nello scambio e nel dialogo, allora c’è l’apertura del giovane e si può toccare il cuore, perché dopo il giovane diventa anche un libro aperto.








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